Caselin Marianna
(A cura di Leonardo Consolaro)
Marianna Caselin nacque il 15 febbraio 1890 a Santorso (Vicenza), da Agostino Caselin e Francesca Conforto.
Casalinga, visse parte della sua vita in Svizzera, paese in cui si trasferì nel 1910 con regolare passaporto. Era sposata con Virgilio Arcaro e risiedeva a Schönenberg, nel Cantone di Turgovia, dove abitava con i figli Tecla (nata nel 1913), Basilio (1915), Edelina (1917) e Cesarina (1920). Fin dalle prime segnalazioni nel suo Casellario Politico Centrale, venne considerata una sospetta antifascista, in particolare per le sue corrispondenze private ritenute ideologicamente pericolose dalle autorità italiane.
L’episodio che attirò per la prima volta l’attenzione del Ministero dell’Interno fu l’intercettazione, da parte della Prefettura di Milano, di una lettera inviata da Marianna Caselin alla propria famiglia il 26 novembre 1936. Il contenuto iniziale della lettera riguardava affetti e questioni personali, ma nella parte finale la donna espresse riflessioni critiche sulla guerra civile spagnola, manifestando una chiara coscienza politica non allineata con la propaganda fascista. In allegato alla missiva vi era un ritaglio di giornale, in lingua italiana e di matrice comunista-antifascista, contenente notizie analoghe a quelle riportate nella lettera. Si ipotizzò che il giornale fosse stato reperito da Marianna in Svizzera e inviato al fratello in Italia, dove tali materiali erano rigorosamente censurati.
Il Ministero dell’Interno ricevette una copia della nota redatta dalla Prefettura di Vicenza il 25 dicembre 1936, che aggiungeva ulteriori dettagli: il destinatario della lettera era il fratello Caselin Francesco Pietro, nato a Santorso il 2 agosto 1897. Si confermava che Marianna aveva soggiornato a Santorso nell’ottobre del 1936 per visitare la famiglia e che la sua successiva partenza aveva lasciato in lei un senso di nostalgia, ben evidente nella corrispondenza. Si precisava inoltre che Francesco Pietro non aveva precedenti e non risultava sospetto, e che una perquisizione nel domicilio familiare non aveva dato esiti. Tuttavia, venne predisposta una sorveglianza nei confronti di entrambi.
Il 4 luglio 1937 il Ministero dell’Interno inoltrò una nota alla Prefettura di Vicenza, richiedendo l’iscrizione di Marianna Caselin nella Rubrica di Frontiera per sospetta corrispondenza e atteggiamenti contrari al regime. Nello stesso documento si forniva anche una descrizione fisica della donna e veniva allegata una fotografia, poi conservata nel suo fascicolo del Casellario Politico.
Una terza nota, del 27 novembre 1937, sempre del Ministero, replicava la documentazione ricevuta dalla Prefettura di Milano relativa all’intercettazione della lettera e del ritaglio di giornale antifascista.
La Prefettura di Vicenza emise una nuova nota il 29 luglio 1937, reiterando la richiesta di iscrizione nella Rubrica di Frontiera e allegando nuovamente una descrizione fisica della donna, assieme alla sua fotografia.
In data 15 giugno 1939, la Prefettura di Vicenza rispose al Ministero dell’Interno confermando l’avvenuta iscrizione di Marianna Caselin nella Rubrica di Frontiera.
Nel mese di agosto 1939, un telespresso trasmesso dal Consolato italiano in Svizzera confermò la residenza della famiglia Caselin-Arcaro a Schönenberg (Cantone di Turgovia). Il documento riferiva che non risultavano comportamenti politicamente rilevanti da parte dei coniugi.
Il 7 gennaio 1942 la Prefettura di Vicenza confermò ufficialmente che Marianna risiedeva all’estero, in Svizzera.
Il 13 aprile 1943, il Ministero dell’Interno indirizzò una nuova nota al Consolato italiano a Zurigo per richiedere informazioni aggiornate sull’attività politica dei coniugi Arcaro-Caselin, entrambi considerati sospetti sovversivi.
Il 28 agosto 1943, una successiva comunicazione del Ministero dell’Interno, indirizzata alla Prefettura di Vicenza, riprese i contenuti della corrispondenza precedentemente intercettata e confermò che i coniugi vivevano tuttora a Schönenberg. Si specificava che, nonostante i sospetti iniziali, non si erano registrati atteggiamenti politicamente attivi da parte loro.
Infine, una decima nota, identica alla prima, fu inviata dal Ministero dell’Interno alla Prefettura di Alessandria, segno che l’attenzione sul caso era rimasta attiva anche in altre sedi.
Nonostante le numerose segnalazioni e la sorveglianza prolungata, Marianna Caselin non fu mai sottoposta a misure di confino o arresto. Tuttavia, il contenuto della sua corrispondenza e il legame con fonti d’informazione alternative alla propaganda ufficiale la resero oggetto di un lungo e sistematico controllo da parte delle autorità fasciste.
FONTE
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali b.1142- f. Caselin Marianna.