Manente Amelia
(A cura di Leonardo Consolaro)
Amelia Manente nacque il 18 gennaio 1898 a Vicenza, da Antonio Manente e Teresa Zampieri.
Di professione casalinga, fu schedulata nel Casellario Politico Centrale con qualifica di antifascista, in particolare per la sua condotta all’estero e il suo atteggiamento critico nei confronti del regime durante l’esilio in Francia.
Le prime informazioni significative si trovano in una nota del Consolato d’Italia a Chambéry, datata 25 luglio 1939, indirizzata al Ministero degli Affari Esteri, al Ministero dell’Interno, all’Ambasciata d’Italia a Parigi e alla Prefettura di Vicenza. In essa si riferiva che Amelia Manente risiedeva a Barberaz (Savoia), in Rue Sainte Rose, e veniva descritta come fortemente critica nei confronti del regime fascista. In particolare, la donna diffondeva voci ostili sulla politica dei rimpatri voluta da Mussolini, sostenendo che gli italiani rientrati in patria dalla Francia fossero maltrattati e lasciati senza lavoro. Inoltre, secondo fonti confidenziali, mostrava un interesse sospetto per i piani di rimpatrio di altri connazionali e per i loro spostamenti in Italia. Per queste ragioni, il Consolato raccomandava che, in caso di ritorno nel Regno, fosse sottoposta a perquisizione e sorveglianza.
Con nota della Prefettura di Vicenza del 15 agosto 1939, inviata al Ministero dell’Interno e al Prefetto di Venezia, si confermava che dopo il matrimonio con Giuseppe Biancoletto, la donna non aveva più fatto ritorno a Vicenza, e non risultavano precedenti a suo carico. La Prefettura chiedeva aggiornamenti sulla condotta della donna, dato che nel frattempo era emersa la sua presenza in Francia.
Una nota della Prefettura di Venezia del 3 settembre 1939, indirizzata al Ministero dell’Interno e al Prefetto di Vicenza, informava che nel luglio 1922 Amelia Manente si era trasferita a San Donà di Piave, dove risiedeva il marito Giuseppe Biancoletto. Tuttavia, prima del censimento del 1931, la coppia si allontanò verso destinazione ignota. Durante la loro permanenza a San Donà, non diedero luogo a rilievi di condotta.
Nel 1943, in pieno clima di tensione e disfacimento dello Stato fascista, il Ministero dell’Interno, con nota del 10 luglio, richiese alla Prefettura di Vicenza ulteriori notizie sulla donna. La risposta arrivò con nota del 25 settembre 1943, nella quale si riferiva che Amelia Manente era espatriata in Francia circa dodici anni prima, e da allora non aveva più dato notizie di sé. Il documento, significativo per il contesto politico, ometteva volutamente l’indicazione dell’Anno dell’Era Fascista, segnando il declino formale della retorica di regime.
Fonte:
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b.2979, f. Amelia Manente.