Ossocollo Pasqua

Ossocollo Pasqua

(A cura di Leonardo Consolaro)

 

Pasqua Ossocollo nacque il 6 aprile 1881 a Bassano del Grappa (Vicenza), da madre nubile, Caterina Ossocollo.

Di mestiere prostituta, venne schedulata nel Casellario Politico Centrale come antifascista, anche se il suo profilo fu seguito principalmente per motivi di ordine pubblico e morale. Il suo fascicolo documenta un passato complesso, segnato da emarginazione sociale, instabilità e assistenza pubblica.

Secondo una nota della Prefettura di Vicenza del 20 novembre 1931, Ossocollo fu fermata dalla Squadra Mobile Speciale di Roma nel dicembre 1930, trovata in stato di eccitazione e sospettata di comportamenti provocatori, dopo aver chiesto a un agente se fosse “la guardia di Sua Eccellenza Capo del Governo”. La Questura di Roma la considerò persona pericolosa e indesiderabile, e ne dispose il rimpatrio a Bassano del Grappa.

In precedenza, aveva risieduto a Verona dal 1905 al 1927, dove serbò pessima condotta morale, esercitando la prostituzione e risultando denunciata per minacce, lesioni, furto e spionaggio. Nel 1927, la Questura di Verona ne ordinò il rimpatrio a Bassano, vietandole il ritorno in città per motivi di sicurezza pubblica: era infatti nota per molestare ostinatamente privati cittadini in pubblico. Nell’estate del 1931, la donna si allontanò da Bassano in direzione sconosciuta, e fu perciò iscritta nel Bollettino delle Ricerche.

Nel giugno del 1932, la Prefettura informò che la Ossocollo era stata rintracciata a Padova, dove non aveva dato luogo a rilievi di condotta. In seguito a questa notizia, fu richiesta la revoca dell’iscrizione nel Bollettino delle Ricerche (nota del 18 giugno 1932).

La richiesta fu accolta dal Ministero dell’Interno, che con nota del 26 settembre 1932 comunicò la radiazione della donna dal novero dei sovversivi.

Nonostante ciò, nel 1939 le autorità tornarono a monitorare il caso. Con una nota del Ministero dell’Interno dell’11 settembre, veniva chiesto un aggiornamento sulla posizione e la dimora attuale della donna. La Prefettura di Vicenza rispose il 17 settembre 1939, precisando che Pasqua Ossocollo non aveva più dato prova di attività sovversiva e anzi aveva mostrato segni di sincero ravvedimento.

Secondo quanto riportato, viveva grazie alla pubblica beneficenza, era in cattive condizioni di salute, priva di familiari che potessero sostenerla e non più in grado di svolgere lavori faticosi. La donna esprimeva riconoscenza verso il fascismo per le cure ricevute dalle organizzazioni assistenziali, e veniva descritta come una povera donna devota al regime.

 

Fonte:

ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b.3620, f. Pasqua Ossocollo.

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