Pilati Maria
(A cura di Paolo Baretta)
Maria Pilati nacque il 01.05.1904 a Conco, un paesino in provincia di Vicenza, da Giuseppe e da Girardi Teresa, fu domiciliata a Conco dove svolse la professione di operaria. Viene descritta come:
“Statura 1.58 metri, corporatura esile, capelli castani e ricci, fronte alta, occhi castani, naso rettilineo, bocca regolare” (Scheda Biografica Casellario Politico Centrale).
Maria, insieme alla sorella Fortunata Adele, emigrarono in Francia il 01.08.1924, più precisamente nel paesino di St. Claude, dove presero residenza rispettivamente in rue du Ballège 28, e Dipartimento Loir et Cher; vennero inscritte entrambe nella Rubrica di Frontiera per i provvedimenti di perquisizione e segnalazione ed entrambe si sposarono qui in Francia: Fortunata Adele sposò Peterlin Domenico, anch’egli di Conco, mentre Maria sposò Mei Elio, nato a Firenze. Tale Mei era una conoscenza non di basso livello delle autorità fasciste, era un fermo antifascista e svolse molta propaganda antinazionale, partecipò inoltre a molte manifestazioni e frequentò ambienti di estrema sinistra.
La Pilati venne iscritta al Casellario Politico Centrale il 24.02.1938 come comunista, a seguito di alcune segnalazioni giunte alle autorità nelle quali venne riportato il nome di Maria come partecipante, insieme al marito, a manifestazioni comuniste e per la frequentazione di ambienti rossi, come riporta il telespresso n.1435/86 del Regio Consolato d’Italia di Digione datato 09.02.1938.
I coniugi Mei rimpatriarono definitivamente in Italia il 04.10.1940, ma furono fermati dalla Polizia di Stato e condotti a Firenze, dove vennero interrogati entrambi; in quest’occasione il Mei, accusato di essere un fervente sovversivo e di rischiare una pena molto dura, affermò che egli dovette aderire agli ideali socialisti dell’Amministrazione Comunale da cui egli dipendeva per motivi lavorativi, non per su vero credo e vocazione, inoltre fece il nome di due suoi colleghi emiliani, tali Barbieri e Fantini, che egli indicò come i veri capi dei tumultuosi nel comune di St. Claude.
Finito l’interrogatorio Elio chiese se potesse trasferirsi don la moglie a Livorno perché, a sua detta, li avrebbe potuto trovare maggiori opportunità di lavoro, come riporta la Ministeriale n.038200 del Ministero dell’Interno datata 10.10.1940; ma tale richiesta gli venne negata per via dei suoi precedenti da sovversivo, anche perché Livorno era considerata una città nella quale fu presente un gruppo antinazionale molto attivo, quindi si volle evitare di aumentare l’attività di tale gruppo con un elemento come il Mei.
Per quanto riguarda la Pizzatto, essa venne radiata dalla Repubblica di Frontiera il 21.10.1940 per ordine del Prefetto di Vicenza, ma venne tenuta sotto stretta sorveglianza fino al 02.11.1940, anche per via delle attività del marito.
Fonti:
- Database Cpc
- Acs, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945. Fascicoli personali 1894.1945, b.3975, Maria Pilati