Rossi Rina

Rossi Rina

(A cura di Leonardo Consolaro)

 

 

Rina Rossi nacque il 23 giugno 1902 a Vicenza, da Antonio Rossi e Maria Nardoni.

Casalinga, fu schedata come antifascista nel Casellario Politico Centrale, in particolare per la sua condotta durante l’emigrazione in Francia e per i legami familiari con l’attivista comunista Villa Luigi, suo marito.

La prima iscrizione alla rubrica di frontiera risale a una nota della Prefettura di Vicenza del 19 gennaio 1933, che richiedeva il provvedimento di perquisizione e segnalazione in caso di ritorno della coppia Rossi-Villa nel Regno.

Il Ministero dell’Interno, con nota del 3 febbraio 1933, inviò un profilo biografico alla rappresentanza italiana a Strasburgo: Villa Luigi aveva servito come sergente durante la Prima guerra mondiale e aveva sposato Rossi Rina il 10 gennaio 1920. Il matrimonio veniva descritto come infelice, segnato dall’infedeltà della donna. I coniugi emigrarono in Francia nel 1924, anche se una nota successiva del 3 gennaio 1933 precisava che fu Rossi a raggiungere il marito solo nel 1926.

Il Ministero dell’Interno, nella stessa nota, riportava gravi accuse: i coniugi Villa-Rossi avrebbero favorito la fuga di Pancera Anna, moglie del fascista Mora Mario, aiutandola a emigrare in Francia con l’amante Giuseppe Castiglione e il figlio di nove anni. La coppia sarebbe stata coinvolta nel depistaggio delle indagini per ritrovare il minore, fatto che portò alla richiesta di impedire il riespatrio della Rossi.

In una nota del 25 febbraio 1933, il Ministero ringraziava il Consolato di Strasburgo per le informazioni e richiedeva fotografie dei coniugi Villa e Rossi. Parallelamente, comunicava che Villa non risultava attivo politicamente, pur essendo noto per la sua indole violenta, mentre Rina Rossi era considerata di facili costumi e lavorava a Mulhouse come cameriera in un ristorante frequentato anche da elementi comunisti e socialisti.

Il Ministero dell’Interno, con telegramma del 24 agosto 1934, sollecitava il Prefetto di Vicenza a valutare la restituzione del passaporto per permettere alla donna di ritornare a Mulhouse, presso la sua famiglia. Il 25 agosto, il Ministero concesse il nulla osta politico per il riespatrio, chiedendo di notificare data e località dell’espatrio.

Una nota della Prefettura di Vicenza del 3 ottobre 1934 riferiva che Rina Rossi aveva ottenuto il passaporto il 30 agosto e che espatriò il 9 settembre tramite il valico di Como San Giovanni, in direzione Mulhouse. Nessun rilievo risultava a suo carico e la perquisizione alla frontiera ebbe esito negativo.

Durante questo periodo, fu redatto anche un rapporto di interrogatorio, privo di data certa, in cui la Rossi negava ogni coinvolgimento nell’aiuto alla fuga della moglie del Mora. Dichiarava di conoscerla solo di sfuggita, e negava qualsiasi conoscenza della relazione extraconiugale. Anche la figlia di Rossi confermava questa versione. Alla luce di queste dichiarazioni, la Questura non ritenne sussistessero motivi per impedire il riespatrio, anche se il passaporto restò temporaneamente ritirato in attesa di disposizioni ministeriali.

In una nota del 27 giugno 1939, la Prefettura confermava l’iscrizione della donna nella rubrica di frontiera durante la revisione delle inserzioni. Successivamente, con nota del 19 gennaio 1943, il Ministero dell’Interno richiese aggiornamenti sulla situazione della Rossi. La Prefettura rispose il 15 febbraio 1943, dichiarando che dal 1934 la donna non aveva più dato notizie alla famiglia e che il suo recapito era ignoto.

 

Fonte:

ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b. 4457, f. Rina Rossi.

Translate »