La salute

La salute

 

La precarietà, considerata come condizione caratterizzante l’internamento degli ebrei, trova negli aspetti legati alla salute il suo banco di prova. La documentazione ci rimanda ad una miriade di situazioni relative alla salute personale e di condizioni sanitarie delle abitazioni che aggravavano notevolmente le condizioni fisiche e psichiche degli internati.

Nella maggior parte dei casi gli ebrei si rivolgevano, nei diversi comuni, ai medici di base che spesso, a seguito delle visite, non esitavano a consegnare agli ebrei certificati attestanti la necessità di cure specialistiche. Il passo successivo obbligato era la richiesta alla Questura di spostarsi in un altro comune o recarsi presso strutture ospedaliere attrezzate per i casi più delicati. Gli internati, infatti, si trovavano per lo più in zone “periferiche”  sprovviste di assistenza medica specialistica.

Le risposte della Questura o dei podestà sono in genere positive e gli ebrei possono usufruire di molti permessi per curarsi i denti o le unghie, così come per acquistare supporti ortopedici o ancora essere ricoverati per parti, malattie gravi o per disturbi mentali.

La documentazione mostra che, nel caso di ricovero, il sussidio veniva temporaneamente sospeso e le spese della degenza erano poi rimborsate dal Ministero dell’Interno che si occupava della contabilità dell’internamento.

La situazione non era però così semplice. Il Partito Fascista ed anche alcune autorità locali sospettavano che i permessi ottenuti per le visite mediche nascondessero la volontà da parte degli internati di spostarsi in altri comuni per faccende private, per incontri, per comprare, vendere o scambiare qualcosa.

Inoltre, va tenuto conto che le condizioni stesse dell’internamento, legate al clima di alcuni luoghi della provincia di Vicenza, costituivano una delle principali cause delle richieste di spostamento degli ebrei da comuni di pianura a quelli di montagna o viceversa, a seconda dei problemi di salute.

La gravità della situazione generale si coglie anche da non pochi casi di depressione, schizofrenia e altre forme di disturbi della psiche, oltre che dai tentativi di suicidio, dovuti alla quotidianità dell’internamento coatto. Senza dimenticare l’insorgere di gravi malattie, dalla tbc alla scabbia, a forme tumorali. Diversi i decessi accertati durante l’internamento.

 

 

Per quel che concerne l’effetto dell’internamento sulla salute psichica degli ebrei sono emblematiche le storie dei fratelli Bencion ed Alberto, internati a Noventa Vicentina, ma anche di Belzione Levi, internato a Malo.

 

 

In una lettera passata al vaglio della censura, spedita da un internato di Caprino Veronese ad uno di Brendola, si legge una precisa accusa da parte degli ebrei al sistema dell’internamento italiano:

… inoltre molte coppie di emigranti si ammaleranno poiché con 12 lire giornaliere per una coppia non si può rimanere sani. (…). Ciò può derivare solamente da un inventore ammalato di cervello!!! Noi stiamo come internati sotto il controllo dello Stato, si dovrebbe perciò rendere partecipe lo Stato di questo inganno. Io ho anche un cattivo ricordo di Ferramonti, là mi sono ammalato alla viscica …

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