Lonardoni e Zenari

Giuseppe e Genoveffa Lonardoni, Eugenio e Teresa Zenari

 

La famiglia Finzi era composta da Silvio, dalla moglie Adriana Rimini e dal figlio Renato, nato nel 1938. Vivevano a Verona, in piazza Bernardi. Fino all’emanazione delle leggi razziali, Silvio era un insegnante del liceo locale.

Dopo l’8 settembre 1943, la famiglia cercò un rifugio a Moruri, a una ventina di km d Verona, dove furono accolti da Genoveffa Lonardoni, una contadina che i Finzi conoscevano già visto che compravano da lei i generi alimentari.

Silvio affittò una stanza nella casa dei Lonardoni in cui, oltre a Genoveffa, vivevano il marito Giuseppe e i tre figli. Un mese dopo arrivarono a Moruri anche i genitori di Silvio, Giorgo Finzi ed Ebe Rimini,  e le sorelle di Giorgio,  Jolanda e Irma, che affittarono due stanze dai contadini Eugenio e Teresa Zenari. Poco dopo arrivò a Moruri anche la madre di Adriana, Elisa Rimini Cases.

Il figlio di Eugenio e Teresa, Angelo Zenari, aveva all’epoca 14 anni. In seguito ha ricordato che la sua famiglia era molto preoccupata che i tedeschi trovassero gli ebrei e bruciassero la loro casa. Riserve e preoccupazioni furono espresse anche dagli altri abitanti di Moruri. Renato Finzi ha affermato:

Le famiglie Lonardoni e Zenari che ci ospitavano fecero una specie di summit con il parroco e altri capofamiglia del paese per capire cosa dovevano fare. La paura era tanta ma quella gente non voleva nemmeno abbandonarci al nostro destino. So, da testimonianze indirette, raccolte in paese, che fu lo stesso parroco a consigliare ai nostri padroni di casa di continuare a tenerci con loro. Sono convinto che l’orientamento favorevole ad aiutare e proteggere gli ebrei da parte di vescovi e parroci ebbe anche a Moruri una grande importanza, perché nelle zone collinari e montane veronesi e venete la Chiesa cattolica e i suoi sacerdoti erano l’unica autorità realmente riconosciuta come tale e accettata in coscienza.

A Moruri, quindi, sia don Albrigi sia gli 800 abitanti erano a conoscenza della loro presenza, ma continuarono a mantenere il segreto e ad aiutare gli 8 ebrei. La zona non era pattugliata dato che era piuttosto isolata. Solo in un’occasione i soldati tedeschi si avvicinarono e in quel caso gli 8 ebrei  si  nascondevano nei boschi vicini.

Dopo la liberazione, i Finzi tornarono a Verona. Anni dopo, Renato Finzi ha scritto allo Yad Vashem per far conoscere la loro storia dei Lonardoni e degli Zenari, riconosciuti “Giusti tra le nazioni” nel 2008.

 

Fonti:

 

 

 

 

 

Eugenio e Teresa Zenari (fonte: Yad Vashem)

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