Torquato Fraccon

Torquato Fraccon

Torquato Fraccon nacque a Pontecchio Polesine il 29 dicembre 1887. Veterano della Prima guerra mondiale, fu funzionario di banca prima a Rovigo, poi a Vicenza. Esponente di spicco della Democra­zia Cristiana di Vicenza, fu a lungo esponente del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) provinciale. Dopo l’8 settembre 1943 si impegnò per costituire il battaglione partigiano autonomo Valdagno, comandato dal mitico alpinista Gino Soldà.

Nello stesso mese, co­nobbe il professor Reichenbach al quale offrì il suo aiuto, nel quadro di azioni di appoggio a numerosi ricercati, come ebrei e aviatori in­glesi in fuga, che rifornì di documenti falsi e accompagnò fino alla frontiera italo-svizzera.

Nel gennaio del 1944 Torquato Fraccon fu arrestato assieme al figlio diciottenne Franco. Rimessi in libertà, nell’ottobre del 1944 furono nuovamente arrestati, questa volta con la signora Fraccon e le figlie.

Torquato e Franco, accusati di attività eversiva, furono entrambi deportati nel campo di concentramento di Mauthausen, dal quale non fecero più ritorno. Morirono nel maggio del 1945.

  • Nel 1955, l’Unione delle Comunità Israelitiche (poi Ebraiche) Ita­liane conferì a Torquato e Franco Fraccon una medaglia d’oro alla memoria in riconoscimento della generosa opera da loro prestata in favore degli ebrei.
  • Il Comune di Vicenza ha dedicato a Torquato Fraccon una via, mentre Franco ha ricevuto la laurea honoris causa in medicina dal­l’università di Padova, che frequentava prima della sua deporta­zione.
  • Il 31 maggio del 1978, Yad Vashem ha riconosciuto Torquato Fraccon come Giusto tra le Nazioni. Dossier 1894.

La lapide commemorativa dedicata a Torquato Fraccon posta nel 2005 sull’edificio dell’ex Gendarmeria a Pontecchio Polesine (Wikipedia)

 

Graziella Fraccon ha parlato dell’attività di suo padre nei confronti degli ebrei:

Quando Mussolini, (…), inizia la persecuzione contro gli ebrei, si prodiga ad assisterli in tutti modi. Si propone di farli espatriare o di fornire loro carta d’identità e tessere annonarie. Il professore Reikenbach, ebreo e già insegnante al liceo di Rovigo, è ricercato dai tedeschi; con la moglie e quattro bambine raggiunge papà, che subito trova loro un rifugio. Nei giorni successivi papà provvede al loro espatrio clandestino, organizzando in quell’occasione il primo anello di un servizio, che divenne poi continuativo.

Nella ricostruzione, Graziella richiama anche la testimonianza di Gino Massignan:

Entrai in relazione con torquato Fraccon nel novembre 1943 per la sistemazione di alcuni ebrei. Egli se ne interessò immediatamente ed organizzò il loro espatrio in Svizzera. La sera stabilita ci trovammo alla stazione di Vicenza dove impartì ai partenti le ultime istruzioni salutandoli affettuosamente. Ebbi subito l’impressione di un uomo che agiva con uno spirito di carità quale non avevo conosciuto prima di Lui in altri.

Massignan cita inoltre un episodio in cui Fraccon affidò ad una guida una ventina di ebrei bulgari. Visto che tale guida cercò di approfittarsi della situazione chiedendo una somma in più di quanto stabilito, Torquato Fraccon scelse un accompagnatore di sua fiducia, ossia Gino Soldà.

Intervistata da Benito Gramola, Graziella ha reso noti ulteriori particolari:

Mio padre si è subito schierato in difesa degli ebrei: da Rovigo venne il prof. Reichenbach e si è presentato in banca con la moglie e le figlie per chiedere aiuto. (…) Reichenbach (…), professore al Liceo di Rovigo, era molto amico di papà. A Rovigo c’era un gruppo di professionisti antifascisti, a cui mio padre era legato: erano chiamati gli ‘scariolanti’ ed erano guidati dal poeta Diego Valeri: avevano l’abitudine di passare la sera assieme e di parlare liberamente di politica. Grazie all’aiuto di papà il prof. Giulio Reichenbach poté fuggire in Svizzera con la famiglia e salvarsi. Egli poi, divenuto insegnante universitario a Padova e rabbino, fece conoscere l’opera di mio padre all’istituto Yad Vashem di Gerusalemme, che volle premiare in mio padre tutti i Vicentini, come Rina Miotti Maistri, Aldina Quattrin Rossi, Michelangelo Dal’Armellina, Gino Massignan, Gino Soldà, Angelina Peronato, Michele Peroni e tanti altri che in quei momenti barbari lavorarono per salvare gli ebrei. I vicentini non hanno sulla coscienza “l’olocausto”.

Mia sorella Letizia ed io siamo state invitate nel febbraio del 1980 a Gerusalemme dallo Stato d’Israele, per porre a dimora nel sacrario all’aperto di Yad Vashem una pianta sempreverde con il nome di mio padre, scritto in ebraico e in italiano: un piccolo alberello accanto ad altri 6 milioni; e a Milano il 5 marzo 1981 dal Console Generale d’Israele è stata consegnata a mia sorella e a me la medaglia dei ‘Giusti tra le nazioni’, in onore di papà.

 

La targa, con il nome in ebraico e in italiano, posta nel giardino dello Yad Vashem a Gerusalemme

 

 

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Per conoscere la famiglia Reichenbach salvata da Torquato Fraccon, clicca qui.

 

 

 

 

 

Note

  • Le notizie riportate sono tratte dal libro I Giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei 1943-1945, Mondadori 2006, pp. 130-131 e https://righteous.yadvashem.org/?.
  • Le parole di Graziella Fraccon sono tratte da Torquato Fraccon e il figlio Franco, in AA.VV., La Resistenza vicentina e padovana, Edizioni Cinque Lune, Roma 1968, pp. 174-175.
  • L’intervista di Gramola si trova in Cattolici nella Resistenza. Fraccon e Farina, a cura di Benito Gramola, La Serenissima, Vicenza 2005, pp. 94-99.
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