Maria Chiminello
(A cura di Leonardo Consolaro)
Maria Chiminello nacque il 28 agosto 1884 a Mason Vicentino (Vicenza), da Francesco Chiminello e Apollonia Frison.
Lavorava come cappellaia e venne schedulata nel Casellario Politico Centrale per il suo orientamento antifascista. Fu coinvolta in una vicenda giudiziaria che la vide inizialmente condannata per oltraggio al capo del Governo, salvo poi essere assolta e radiata dalla lista dei sovversivi.
La prima segnalazione risale al 20 agosto 1927, quando Maria Chiminello fu denunciata per aver pronunciato parole ingiuriose contro “S.E. il Capo del Governo”, Benito Mussolini. L’episodio fu riportato dalla Prefettura di Vicenza al Ministero dell’Interno con nota datata 23 agosto 1927.
Già pochi giorni prima, con nota del 18 agosto 1927, la Prefettura aveva trasmesso al Ministero dell’Interno un rapporto nel quale si riferiva che Maria era stata condannata dal Pretore di Bassano alla pena di sei mesi di reclusione e 500 lire di multa per l’accusa di offese al Duce. Tuttavia, la medesima nota introduceva un elemento nuovo e non più ripreso nei documenti successivi: si citava infatti una sentenza della Corte d’Appello di Torino del 16 aprile 1923, che avrebbe condannato Chiminello a sei mesi di reclusione per furto qualificato.
Lo sviluppo della vicenda giudiziaria fu chiarito nella nota del 2 giugno 1928, inviata dalla Prefettura di Vicenza al Ministero. In essa si specificava che, nonostante la precedente condanna inflitta nel settembre 1927, con sentenza del 22 ottobre 1928, Maria Chiminello era stata assolta dall’accusa per non aver commesso il fatto. Nella stessa nota, il prefetto sottolineava che, nonostante la sua buona condotta, si riteneva comunque opportuno disporre una “convenienvole vigilanza” nei suoi confronti.
La nota del 4 ottobre 1928, sempre della Prefettura di Vicenza e diretta al Casellario Politico Centrale, confermava ufficialmente l’assoluzione di Maria Chiminello e chiedeva che venisse radiata dall’elenco dei sovversivi. Si aggiungeva un elemento rilevante: la denuncia originaria era stata sporta da una donna di nome De Candido Carmela, la quale avrebbe agito per motivi di vendetta personale nei confronti di Maria. Il documento offre quindi un esempio concreto di come il sistema repressivo del regime fascista potesse essere strumentalizzato per scopi privati, con accuse rivolte ad altri cittadini per motivi non politici ma personali.
Infine, nel maggio 1929, una nota ufficiale del Casellario Politico Centrale, redatta in risposta a precedenti comunicazioni della Prefettura, confermò la radiazione di Maria Chiminello dal novero dei sovversivi.
Fonte
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b.1305, f. Chiminello Maria.