Piccoli Giuditta

Piccoli Giuditta

(A cura di Leonardo Consolaro)

 

 

Giuditta Piccoli nacque il 2 luglio 1872 a Gambellara (Vicenza), da Biagio Piccoli e Rosa Bogiolo.

Casalinga, fu schedata come antifascista nel Casellario Politico Centrale per via di sospette dichiarazioni contro il regime durante il suo periodo di emigrazione in Lussemburgo.

La prima segnalazione risale a una nota della Prefettura di Vicenza del 30 settembre 1929, nella quale si allegava una lettera anonima inviata da un cittadino lussemburghese al commissario prefettizio di Noventa Vicentina. Nella denuncia si segnalava il comportamento “antinazionale” di una tale Maria Lunardi, residente a Kayl, Caffè Gerlin n. 2, Lussemburgo. In seguito a indagini, tale persona fu identificata come Giuditta Piccoli.

Secondo la Prefettura, la donna proveniva da una famiglia contadina di Campiglia dei Berici e si era emigrata in Lussemburgo nel 1927 con la figlia ventiquattrenne, sposata con un certo Monti Angelo. Durante la sua permanenza in patria, la Piccoli aveva mantenuto una buona condotta morale e politica, anche se nota per la sua inclinazione al pettegolezzo. In Lussemburgo, risultava in contatto solo con una figlia rimasta a Campiglia dei Berici, e non risultavano corrispondenze compromettenti. La Prefettura concludeva chiedendo accertamenti sulla fondatezza delle accuse anonime.

Con una seconda nota del 30 dicembre 1929, la Prefettura reiterava al Ministero dell’Interno la richiesta di aggiornamenti sull’esito delle verifiche. Il 22 marzo 1930, trasmise inoltre i connotati fisici della donna per completare la schedatura.

Un telepresso della Regia Legazione d’Italia in Lussemburgo, datato 6 febbraio 1930, confermava la veridicità delle accuse. La Piccoli si era espressa in modo poco rispettoso verso il regime fascista, e il caffè presso cui risiedeva era frequentato da elementi sovversivi.

Con il passare degli anni, la sorveglianza continuò. Il Ministero dell’Interno, con nota del 4 

ottobre 1939, chiese alla Legazione in Lussemburgo se la connazionale fosse ancora residente e se vi fossero novità sul suo conto. In parallelo, la Prefettura di Vicenza, il 23 settembre 1939, inviava una nota simile al Ministero.

Le risposte furono negative: un telepresso della Legazione del 7 dicembre 1939 confermava che la Piccoli non risultava reperibile, e con nota del 15 gennaio 1940, anche la Prefettura di Vicenza riferiva che la donna non teneva più alcuna corrispondenza epistolare con il territorio italiano.

 

Fonte:

ACS, Ministero dell’Interno, Direzione generale pubblica sicurezza (1861-1981), Divisione affari generali e riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima (1894-1945), Casellario politico centrale 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b.3948, f. Giuditta Piccoli.

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