Introduzione

Introduzione

Gli anni del predominio nazista sull’Europa creato attraverso la guerra e supportato da un’ideologia basata sulla supremazia della razza ariana, provocarono milioni di rifugiati tra gli ebrei, ma non solo. I massacri, le violenze inaudite, le deportazioni verso i campi di lavoro e di sterminio erano all’ordine del giorno.
Gli Stati Uniti d’America, inizialmente fermi su posizioni isolazioniste, furono scossi dall’attacco giapponese.

Nel 1944, con la guerra che volgeva a favore degli Alleati, il Presidente Franklin D. Roosevelt decise di compiere un gesto simbolico. Il suo Segretario degli Interni, Harold Ickes, mandò l’Assistente Speciale Ruth Gruber in Italia per portare negli USA circa 1000 rifugiati.

 I 982 uomini, donne e bambini dovettero passare una selezione per il viaggio.  Come testimonia la Gruber: “Gli ufficiali del governo addetti alla selezione scelsero famiglie e sopravvissuti con competenze che avrebbero aiutato a far funzionare un campo in America. La priorità furono i rifugiati che erano stati in campi di concentramento ed erano fuggiti”.

 Questo piccolo gruppo di 982 rifugiati non aveva nessun diritto legale per rimanere in America – eccetto che per l’invito del Presidente Roosevelt. Egli promise al Congresso che i rifugiati sarebbero tornati a casa una volta che la guerra fosse finita. Infatti, i rifugiati dovettero firmare un documento a quello scopo.

Al gruppo occorsero due settimane per attraversare l’oceano, combattendo con le condizioni limitate dello spazio, il mal di mare, e il caldo estremo. La rifugiata Eva Kaufmann Dye ricorda:

C’erano sistemazioni paralizzanti sulla nave. Era stata fatta per i soldati americani, con cuccette dove dormivano due, due e due, che significa sei ammucchiati sulla testa di ciascuno. L’altra metà della nave era piena di soldati feriti. Faceva un caldo bestiale.

Ma gli spiriti si risollevarono quando la nave entrò nel porto di New York, e gli applausi salutarono la vista della Statua della Libertà. Disse Ivo Lederer: “Se arrivi da un tempo di guerra, da un’Europa distrutta per vedere questo enorme spettacolo

Dopo il simbolo della libertà, comunque, ci furono altri simboli che attendevano i rifugiati.  Un treno, che ricordava coloro che furono deportati ad Auschwitz e a Bergen-Belsen, portò i rifugiati a nord verso Oswego a alla ex base militare di Fort Ontario. Un recinto di filo spinato e personale militare li accolsero nella loro nuova casa. Il rifugiato Walter Greenberg commenta:

Mi sentivo ingannato. Sentivo che avrei dovuto essere libero. Voglio dire, mi sentivo meravigliosamente. Avevo dottori. Avevo le cure necessarie. Avevo cibo. Andavo a scuola. Gli abitanti di Oswego erano molto gentili. Che felicità c’è nell’avere tutte le comodità se una persona non è libera?

I cancelli del campo non furono sempre chiusi. I bambini poterono lasciare il campo per andare a scuola. I residenti di Oswego passavano il cibo attraverso i buchi del recinto e le notizie così come una bicicletta filtrarono attraverso il recinto. Un paio di rifugiati si sposarono. Ottennero la licenza dal Comune di Oswego e la cerimonia fu compiuta sotto la chupa (baldacchino nel campo di manovre di Fort Ontario. La First Lady Eleanor Roosevelt fece visita ai rifugiati.
Non era libertà, ma nemmeno si trattava di una prigione. Ed eventualmente, quelli che lo desideravano, si organizzarono per rimanere in America dopo la fine della guerra.

Oggi, i primi residenti dell’unico campo profughi degli Stati Uniti per le vittime della Guerra sentono l’urgenza di assicurarsi che la loro storia sia preservata.

Manya Breuer, la rifugiata sposatasi a Fort Ontario, spiega:

Mi sento come se fossi stata lasciata qui, in questo mondo, dall’Olocausto, per una ragione. Sento questa energia che è stata data a me per sviluppare pienamente la mia vita qui negli Stati Uniti e per vivere in America come un essere umano come qualsiasi altro. Ed essere sopravvissuta a così tanto orrore è come essere un messaggero per far sapere al mondo com’è aver affrontato un mondo di odio e di pregiudizio che non voleva lasciar vivere ogni altro essere umano.

È stato fondato il Safe Haven Museum e un Centro Educativo. Un memoriale alla sofferenza e al trionfo dello spirito umano è stato creato nel vecchio stabile dell’amministrazione a Fort Ontario ed è stato inaugurato il 6 ottobre del 2002. Il sito di riferimento è https://www.safehavenmuseum.com/.

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