Wolfgang Neumann e Suse Sprinza Mstowski

Wolfgang Neumann e Suse Sprinza Mstowski

 

Wolfgang Neumann, figlio di Walter e di Margarethe, era nato a Breslau (oggi Wrocław) il 21.02.1914. Suse Sprinza (citata nei documenti anche come Sprinca) Mstowski, figlia di David e di Fayga, nacque a Hindenburg O. S. (Hindenburg in Oberschlesien; oggi Zabrze) il 23.11.1920.

L’internamento

Il 2 luglio 1940 il Ministero dell’Interno comunicò alla Prefettura di Milano e per conoscenza a quella di Chieti che Wolfgang Neumann, indicato come ebreo ceco, dovesse essere inviato al campo di concentramento di Chieti. Il 18 il prefetto Marziali, che in questo caso lo segnalava come ebreo tedesco, facendo riferimento ad una ministeriale del 6, scrisse che il campo a cui Wolfgang era stato assegnato era quello di Civitella della Chiana dove sarebbe stato accompagnato da agenti della Pubblica Sicurezza. Quello stesso giorno Wolfgang (indicato erroneamente come Wolfhang) arrivò appunto nel campo di Villa Oliveto, nel comune di Civitella della Chiana. Lo segnalò il 29 luglio il prefetto di Arezzo che chiese lumi anche sulla condotta morale e politica e sulle condizioni economiche dell’internato.

Il processo

Il 3 ottobre il prefetto aretino rese noto al Ministero che Wolfgang aveva avanzato una richiesta: quella di recarsi a Milano per un processo. La lettera di Wolfgang, datata 30 settembre, fu scritta da Badia al Pino:

Di professione violinista al sottoscritto fu sottratto un violino riconosciuto di alto valore e per lui il suo mezzo per esercitare il suo mestiere. La sottrazione avvenne a Milano, sua residenza, al 20 settembre 1939 XVII, e e dietro denuncia fu indetta udienza in data 13 maggio 1940 XVIII. In seguito il processo in parola contro Norsa e Pedrazzini fu deferito al On. Corte d’Appello di Milano, riparto penale, per le ulteriori costatazioni di diritto e questa udienza è stata definitivamente fissata, senza tener conto dell’internamento, pel giorno 15 ottobre a. c., coll’obbligo di presenziare l’udienza.

Si scopre così il motivo della richiesta di Wolfgang che intendeva arrivare a Milano il 13 per poter parlare con l’avvocato Antonio Greppi, il cui studio era in via degli Arditi 1. Non avendo mezzi finanziari (per il processo aveva infatti ottenuto il patrocinio gratuito), Neumann chiese inoltre che gli fossero pagate le spese del viaggio

Marziali, con un telegramma del 20 ottobre indirizzato al Ministero, confermò che Wolfgang era parte lesa nel processo contro Giuseppe Pedrazzini e Giulia Norsa e segnalò che il dibattito era stato rinviato al 25.

Il 22 il capo della Polizia dispose l’accompagnamento di Neumann a Milano, ma anche la sua vigilanza durante la permanenza in città e il suo rientro a Civitella non appena fosse cessato il «bisogno». Il 26 Marziali informò il Ministero che quello stesso giorno Wolfgang era rientrato a Civitella, dopo aver lasciato all’avvocato una procura per il processo che era stato «rinviato a nuovo ruolo».

Nella documentazione si trovano anche alcune comunicazioni atte a capire se Neumann era la stessa persona di un altro Wolfgang Neumann che però era figlio di Giuseppe e Alice Lindauer, nato a Dresda il 16.06.1920.

Il matrimonio

Da una ministeriale del 12 settembre 1940 diretta a Marziali, apprendiamo che la fidanzata di Wolfgang, indicata come «Sprinca Mstowka» aveva chiesto l’autorizzazione per recarsi a Civitella per sposare Wolfgang, ma le risposero che avrebbe ottenuto il permesso nel momento in cui fosse stata fissata la data del matrimonio.

Al 29 novembre 1940 risale una lettera di Sprinza Mstowski, «fidanzata ufficialmente» con Wolfgang. Chiese nuovamente un permesso di alcuni giorni per recarsi a Villa Oliveto per «combinare ad un tempo apprestamenti per il matrimonio». Interessante sapere che Sprinca viveva a Milano in via Lazzaro Spallanzani 5. Il 3 dicembre il Ministero fece sapere che la richiesta non poteva essere accolta.

Il 21 gennaio 1941 il prefetto di Arezzo rese noto che Wolfgang aveva chiesto (5 giorni prima) un permesso per raggiungere Milano e sposarsi. Solo il 31 gennaio il Ministero inoltrò la richiesta al prefetto di Milano e chiese contestualmente a quello di Arezzo quale fosse la data del matrimonio. Si arrivò così al 4 marzo quando da Arezzo giunse la notizia che Sprinza e Wolfgang si sarebbero sposati il 21 di quel mese, come si evinceva dall’istanza che Wolfgang aveva indirizzato a Roma il 24 febbraio. In questo caso indicò, come indirizzo di Sprinca, via Carlo Poerio 32. Il matrimonio era slittato al 21 marzo a causa di problemi con i documenti necessari. Wolfgang chiese anche una licenza per effettuare il viaggio di nozze a Roma e a Napoli, città che desiderava visitare «prima della mia prossima e definitiva partenza per gli Stati Uniti». Nel frattempo il prefetto di Milano, con una nota del 6 marzo, diede parere favorevole all’arrivo di Wolfgang in città, mentre il 15 il Ministero concesse 8 giorni di licenza, non senza aver disposto che fosse munito di foglio di via all’andata e al ritorno e la prevista vigilanza durante la permanenza a Milano.

A questo punto intervenne una comunicazione dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, firmata da presidente Dante Almansi, che il 27 marzo scrisse al Ministero, spiegando che le pratiche, «lunghe, difficili e costose», erano state ultimate, le pubblicazioni erano state rese note e il funzionario della Comunità israelitica aveva ottenuto la delega del Comune per la celebrazione. Alla fine, però, il matrimonio era saltato perché l’autorizzazione per Neumann era arrivata in ritardo. Altri dettagli importanti vengono alla luce: Wolfgang aveva parenti negli Stati Uniti ed aveva un regolare visto di ingresso oltreoceano dove contava di arrivare subito dopo il matrimonio. La stessa Sprinza, sposandosi, avrebbe avuto molte più possibilità di entrare negli USA. In mancanza del matrimonio, i due rischiavano di separarsi a lungo o per sempre, visto che Wolfgang, per non far scadere il permesso, avrebbe dovuto partire da solo.

Il trasferimento nel campo di Campagna

Il 5 aprile il prefetto di Milano fece sapere a Roma che Wolfgang era giunto a Milano per fruire della licenza. Otto giorni dopo ripartì per Civitella della Chiana, ma il giorno dopo, il 13 aprile 1941, il capo della Polizia Senise inviò un dispaccio telegrafico ai prefetti di Arezzo e Salerno per disporre che «ventotto ebrei stranieri internati Civitella della Chiana siano subito accompagnati campo concentramento Campagna».

Il 16 aprile il prefetto aretino fece sapere a Roma che Wolfgang aveva chiesto di essere «confinato in un comune con la moglie, minorenne, attualmente residente a Milano». Sprinza, come disse Wolfgang nella sua richiesta del 19 marzo, «non è in grado di poter vivere da sola avendo solamente 20 anni». Aggiunse Neumann: «Inoltre, essendo io musicista, ho bisogno di poter continuare i miei studi con tutta tranquillità, ciò che non mi è possibile di fare in un Campo».

Il 20 aprile 1941 da Arezzo arrivò a Roma la notizia dell’accompagnamento, avvenuto 5 giorni prima, di Neumann nel campo di Campagna. Veniamo a sapere, inoltre, che durante la permanenza a Civitella aveva ricevuto il sussidio. Il 24 la Prefettura di Salerno confermò l’arrivo di Wolfgang nel campo campano.

Da Campagna a Ferramonti

Il 5 maggio il prefetto milanese rispose ad una nota del Ministero dell’Interno relativa a Suse descritta «di regolare condotta in genere». L’elemento interessante è la disponibilità di Sprinza a raggiungere il marito nel campo di Ferramonti. In effetti il 9 aprile Suse aveva scritto una lettera al Ministero chiedendo di «ottenere di essere confinata nella destinazione che sarà segnata a mio marito. Essendo uniti in matrimonio da solo una settimana sarebbe il mio desiderio di poterlo raggiungere». Per l’esattezza il matrimonio si era svolto il 4 aprile.

Lo scambio di comunicazione rivela dunque che Wolfgang era stato trasferito da Campagna a Ferramonti, come accaduto a moltissimi ebrei stranieri internati, a maggior ragione se si trattava di coppie o di famiglie. Nel loro caso la richiesta, poi accolta, di arrivare a Ferramonti, era dettata dalla presenza nel campo calabrese di tutta la famiglia Mstowski. I trasferimenti di Wolfgang e di Suse furono disposti dal Ministero lo stesso giorno, il 12 maggio 1941. Da un documento del 19 maggio sappiamo, però, che Suse non aveva ancora ricevuto il foglio di via. Il 4 e il 7 giugno il prefetto di Milano segnalò al Ministero e al collega di Cosenza che Suse si era «allontanata da questa città per ignota direzione» e che aveva diramato una circolare per avviare le ricerche. Pochi giorni dopo, l’11, da Salerno arrivò la notizia dell’accompagnamento di Neumann a Ferramonti, avvenuto il 7 giugno. Il foglio di via per Sprinza arrivò, invece, il 14 giugno. Da Cosenza la conferma dell’arrivo di Wolfgang a Ferramonti (l’8 giugno) giunse solo il 27, mentre Suse vi arrivò il 23 giugno come comunicato dal prefetto calabrese il 4 luglio.

Dopo uno scambio di informazioni, il 30 luglio l’ispettore generale di Pubblica Sicurezza, Salvatore Li Voti, si rivolse alla Direzione generale della pubblica sicurezza (DAGR), per informare che «oltre i posti occorrenti peri 157 internati che debbono giungere da Lubiana al campo di concentramento di Ferramonti, ve ne sono colà disponibili finora altri 150. Qualora si addivenga al trasferimento dei nuclei familiari che sono in numero di 277, per un complessivo di 656 unità si potranno inviare in quel campo 800 nuovi elementi complessivamente». Si dava così l’avvio al trasferimento degli ebrei stranieri dal campo calabrese all’internamento nei comuni. Sia i Mstowski sia i Neumann indicarono come province prescelte quelle di Padova, Bergamo e Como.

Alla data del 25 agosto, però, Wolfgang era ancora a Ferramonti come mostra una sua lunga lettera scritta dal campo di Ferramonti per Henry G. Neumann, residente a Chicago. La censura ovviamente intervenne e, oltre a tradurre il testo, fu redatta una copia dello stralcio della lettera in cui Wolfgang si scagliava contro la DELASEM alla quale addebitava casi di ruberie relativamente ai biglietti destinati all’espatrio. L’accusava inoltre di usare il potere di rappresentanza presso il Ministero dell’Interno per «spillare denaro ovunque, mentre ai poveri, che hanno come gli altri il diritto di espatrio, è subito preclusa ogni speranza». Neumann scrisse che aveva raccolto documenti che potevano provare quanto affermava.

Il prefetto di Genova tornò sulla questione il 22 novembre dopo aver esperito alcune indagini: «(…) in merito al contenuto della lettera non è stato possibile accertare, in via riservata, se le accuse formulate dal Neumann contro la Delasem corrispondano a verità. (…). Sembra che il Neumann sia stato più volte assistito dalla predetta delegazione con denaro e con pacchi d’indumenti».

L’internamento “libero” a Serina

Due giorni dopo la lettera di Wolfgang, quest’ultimo fu trasferito in provincia di Bergamo insieme a sua moglie. Un telegramma del 10 settembre, partito da Ferramonti e diretto al Ministero e al prefetto di Bergamo, avvisò che quella sera i due erano partiti con l’obbligo di presentarsi entro 4 giorni alla Questura bergamasca. Due settimane dopo, il 25, il prefetto di Bergamo notificò a Roma l’assegnazione dei coniugi al comune di Serina.

Dall’abitazione sita in via Palma 102, Wolfgang scrisse al Ministero ai primi di ottobre spiegando che dal 13 settembre si trovava con la moglie a Serina dove «tenuto calcolo delle spese cui è andato incontro per il viaggio, il costo più rincarato dei generi alimentari; tenuto calcolo dell’altitudine (m 850) per cui necessita un grande fabbisogno di legna», i due dovettero affrontare delle difficoltà economiche, al punto che chiesero l’aumento del sussidio di Suse da 4 a 8 £ giornaliere. La richiesta fu respinta dal Ministero il 23 ottobre.

Passò poco tempo e i Neumann chiesero il trasferimento a Piove di Sacco dove era stata internata la famiglia Msotwski. Il prefetto di Padova, Vittorelli, il 22 dicembre, a circa un mese dalla richiesta, espresse il suo parere contrario al trasferimento «in considerazione del numero di ebrei che di già soggiornano». Così, il 6 gennaio 1942, il Ministero respinse ufficialmente la domanda di Wolfgang e Suse.

Il 18 febbraio, tramite una comunicazione della Prefettura di Bergamo al Ministero dell’Interno, Wolfgang chiese di «esercitare la sua professione di musicista, durante le funzioni sacre nella Chiesa di Serina alfine di potere procacciarsi qualche piccola mercede per sopperire ai bisogni della famiglia». Alcuni appunti presenti sul documento permettono di capire che la risposta fu negativa. Nella sua domanda alla Questura di una settimana prima, Wolfgang aveva evidenziato che viveva «in grande ristrettezza economica perché dal sussidio governativo ha dovuto con la consorte detrarre a rate £ 200 per spese di trasporto degli indumenti e libri rimaste a suo carico». Wolfgang aveva inutilmente ottenuto il nulla osta del podestà.

Il trasferimento ad Albino

Il 24 marzo i coniugi furono trasferiti ad Albino. Fu dalla nuova sede di internamento che chiese 5 giorni di licenza per recarsi a Milano per «definire i suoi interessi relativamente ad un furto di lui patito nel 1939». Il 10 aprile il prefetto milanese decise di non accogliere la domanda «non risultando i motivi da lui addotti giustificati da urgenti necessità». Il prefetto non mancò di ricordare che Milano era compresa tra le città militarmente importanti e che quindi non era il caso di inviare degli ebrei in quella città.

Resta l’importanza della lettera con cui Wolfgang chiese il permesso perché spiegava le circostanza del furto del suo violino. A Milano, dove avrebbe voluto parlare con l’avvocato Guido Marzi, pochi anni prima, il 21 settembre 1939, Giulia Norsa sottrasse a Wolfgang il violino che aveva un valore di 60.000 £, trattandosi di uno strumento della scuola Guarnerius (dal nome del liutaio Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarneri). La sua denuncia portò ad un procedimento penale nei confronti della Norsa e del ricettatore, Giuseppe Pedrazzini. Con sentenza del 15 maggio 1940 la Norsa fu ritenuta responsabile del furto e condannata a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 400 £, mentre per Pedrazzini si decise per l’incauto acquisto. In appello, il 6 dicembre 1940, la sentenza fu confermata. Neumann aveva poi promosso una causa civile nei confronti di Pedrazzini per ottenere un risarcimento del danno. La prima udienza era fissata per il 23 marzo. Nel frattempo Pedrazzini aveva avanzato  una proposta di transazione offrendo a Wolfgang un violino di pari valore e una somma come risarcimento dei danni. L’urgenza negata dal prefetto sembrava quindi giustificata. Anche il Ministero respinse nel frattempo la richiesta di licenza.

Tempo dopo, l’8 maggio 1942, il prefetto di Bergamo sottopose al collega di Padova e al Ministero la richiesta di Sprinza, datata 28 aprile, tendente ad ottenere un permesso di 2 o 3 settimane per raggiungere i genitori a Piove di Sacco. Dopo aver controllato l’effettiva presenza della famiglia Mstowski, internata a Piove, il prefetto Vittorelli diede il suo nulla osta per un periodo non superiore ai 10 giorni, considerando anche che la madre aveva alcuni problemi di salute. L’autorizzazione del Ministero arrivò il 3 giugno. In contemporanea Wolfgang continuava a chiedere un permesso per andare a Milano. La nuova richiesta fu inviata a Milano dal prefetto bergamasco il 7 giugno, ma ancora una volta venne respinta. Lo steso fece il Ministero il 23 giugno. Alcuni dati sono comunque ricavabili dall’istanza di Neumann. Apprendiamo ad esempio che quel violino rubato significava tutto per lui essendo legato alla sua univa attività ed essendo l’unico ricordo del padre morto. Precisò, inoltre, che era venuto in Italia per perfezionarsi nell’arte della musica. Tutto ciò che chiedeva ora era di andare a Milano per provare il violino promesso dal Pedrazzini, non essendo possibile far viaggiare i violini via posta.

A sua volta Suse, in permesso a Piove di Sacco dal 20 al 30 giugno 1942, il 25 chiese una proroga di venti giorni visto che il padre doveva operarsi (non prima del 12 luglio) e la madre non si era ancora rimessa. Vittorelli diede il suo nulla osta. Alla fine Suse lasciò Piove di Sacco il 1° agosto per fare rientro ad Albino.

Il 15 settembre la Prefettura di Bergamo comunicò a quella di Padova e al Ministero dell’Interno che Sprinza aveva chiesto nuovamente il trasferimento, per sé e per Wolfgang, nel comune di Piove di Sacco a causa del peggioramento delle condizioni di salute dei genitori e dei problemi che il clima di Albino creava a lei stessa. Il 23, però, dal capoluogo euganeo arrivò un parere negativo «data l’importanza militare di questa zona e l’elevato numeri di ebrei stranieri qui soggiornanti», cosa che fu confermata dal Ministero il 13 ottobre.

A nulla servì una domanda simile avanzata il 4 settembre dal padre di Suse, Davide, e corredata da certificati medici rilasciati dal dottor Pietro Andrich.

Considerata la situazione, il 15 gennaio 1943 Suse presentò una domanda per potersi recare in visita a Piove di Sacco insieme al marito. Il 27 gennaio il prefetto di Bergamo rese nota la richiesta al collega di Padova che, il 3 marzo diede un parere positivo concedendo una licenza di dieci giorni a cui seguì l’identica concessione del Ministero datata 26 marzo. Il prefetto Vittorelli, il 7 maggio, concesse anche una proroga di venti giorni, considerate le precarie condizioni di salute della madre di Suse.

Il 12 giugno 1943 ricevettero dal podestà di Piove il foglio di via per rientrare ad Albino, come comunicò Vittorelli due settimane dopo alla Prefettura di Bergamo.

Si chiude con questo documento il fascicolo personale relativo a Wolfgang Neumann e a Sprinza Mstowski che poi fuggirono e si misero in salvo in Svizzera.

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Angelo Calvi e l’architetta Anousch Gregis hanno condotto una ricerca e individuato ulteriori documenti e informazioni*.

I coniugi abitarono in tre diversi appartamenti, l’ultimo in via Umberto I, presso il ponte dell’Albina nei pressi della Casa del Fascio, ove ora si trova il nuovo municipio.

Per mantenersi Wolfgang Neumann, musicista, dava lezioni a giovani di Albino. Fra questi c’era Gustavo Carrara (classe 1924), residente in via Umberto I, che portava ogni volta un pane bianco per Susi che nel frattempo era rimasta incinta. Gustavo imparò a suonare con il violino la Czardas di Monti.

All’inizio di ottobre 1943, il capo locale del fascismo li avvisò che sarebbero stati arrestati. All’epoca il commissario prefettizio di Albino era il segretario del partito fascista locale, Dante Testa, probabilmente la stessa figura che, a fine ottobre o ad inizio novembre, avvertì anche i Goldstaub. Gustavo, già appassionato di montagna (nella sezione del Club Alpino Italiano di Bergamo con certezza dal 1945), propose un percorso di fuga in montagna verso la Svizzera: da Albino, via Selvino, con prima tappa a Serina, località che la coppia conosceva. Li accompagnò fino a quando videro la Valtellina. Partirono il 4 ottobre.

«Il 4 ottobre 1943 fuggii da Albino via Tirano a Campocologno, dove incontrai le guardie di frontiera svizzere che mi portarono a Samaden. Da fummo trasportati a Ringlikon. Il passaggio della frontiera avvenne il 4-10-1943 alle ore 07:00 nei pressi di Campocologno. Sono fuggito dall’Italia per paura di essere deportato dai tedeschi».

Questa la traduzione della dichiarazione in tedesco rilasciata da Wolfgang alla polizia svizzera l’11 ottobre 1943 (originale presso Archivio Federale Svizzero, consultato da Anousch Gregis il 1° dicembre 2022). Dal Questionario compilato per la polizia svizzera da Susi si evince che si trovavano a Campocologno l’8.10.1943.

Il percorso fu probabilmente il seguente: Albino (300 m. sul livello del mare), Selvino (1000 m.), Serina (800 m.), quindi probabilmente in Val Brembana, S. Giovanni Bianco (450 m.), Passo S. Marco (2000 m.), in Valtellina Morbegno (300 m), Tirano (400 m), poi il Passo di Lughina (1500 m.) e Campocologno (500 s.m.).

Ha detto Rosa il 27 novembre 2022: «Mia sorella ha raccontato quanto fosse pesante per lei camminare. Ma erano fortunati. C’era sempre qualcuno che li aiutava».

Il 18 gennaio 1944 a Losanna nacque il primo figlio, Daniel. Il 6 ottobre 1945 a Vevey il secondo. Nel 1947 la famiglia lasciò la Svizzera per gli Stati Uniti. Una volta arrivati Wolfgang informò subito Gustavo.

 

*Fonti

  • Rosa Stavsky Ivankowski, Not Enaough Points, 2009.
  • Stefano Nicola Sinicopi, L’esilio tedesco a Ferramonti di Tarsia, tesi presso l’Università di Bologna 2020, pp. 132 e ss.
  • Archivio storico del Comune di Albino che conserva sei documenti su Wolgang e Susie. Segnalato dallo storico Alberto Belotti sul bollettino parrocchiale della parrocchia di San Giuliano del marzo 2001, analizzato per la rivista “Studi e ricerche di storia contemporanea” dell’Isrec-Bg del dicembre 2017 da Angelo Calvi.
  • Antonio Spinelli, Vite nell’ombra, 2022.
  • Testimonianza dei figli di Gustavo, Emilio e Carolina, ad Anousch Gregis ad ottobre 2022.
  • Archivio Federale Svizzero, consultato da Anousch Gregis, 1° dicembre 2022.
  • Testimonianza scritta da Rosa, sorella di Susie, 27 novembre 2022.
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