Giorgio Mainardi

Giorgio Mainardi

Pieve di Cadore, 7 giugno 1923 – Guado di Coccia, 23 novembre 1943

Figlio di Giovanni e di Maria Del Carlo, Giorgio nacque a Pieve di Cadore il 7 giugno 1923. Al momento dell’iscrizione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia (matricola 83/35), nell’Anno Accademico 1942-1943, la famiglia risultava residente a Vicenza, in contrà del Quartiere 17. Giorgio aveva conseguito il diploma presso il Liceo classico Pigafetta di Vicenza.

Dal modulo di iscrizione al I anno, datato 21 settembre 1942. risulta che in quel momento il padre, anche lui con la licenza classico e funzionario dell’ufficio Sviluppo ed organizzazione presso la Banca Nazionale del Lavoro, aveva 48 anni. Stessa età della madre, che aveva conseguito il diploma serale della scuola professionale femminile ed era casalinga. Il nonno paterno aveva frequentato fino alla III elementare ed era in pensione dopo aver lavorato come operaio presso l’azienda comunale del gas. Giorgio aveva 4 sorelle, di cui una diplomata come maestra, mentre un’altra aveva ottenuto la licenza di scuola media inferiore e un’altra la stava frequentando.

Per l’iscrizione consegnò l’atto di nascita, rilasciato il 14 agosto 1942 dal comune di Pieve di Cadore, e il certificato del 16 settembre, firmato dal preside del Liceo Ginnasio Antonio Pigafetta di Vicenza.

Nel modulo di iscrizione all’A. A. 1943-1944, presentato il 13 agosto 1943, dichiarò di risiedere a Padova in via Rudena 9, presso Chiara Del Carlo. Tra le annotazioni relative alla visita militare è riportata la voce “rivedibile” il I anno e “rivedibile con la classe 1926” il II anno. Scrisse, inoltre, di avere il semi-esonero dalle tasse scolastiche “per famiglia numerosa”. La famiglia era così composta:

  • Giovanni Mainardi, figlio di Fortunato, nato a Padova l’8 marzo 1894
  • Maria Del Carlo, figlia di Amedeo, nata a Farra di Soligo l’11 marzo 1894
  • Anna Mainardi, nata a Padova il 28 febbraio 1922
  • Giorgio Mainardi
  • Silvana Mainardi, nata a a Pieve di Cadore il 16 ottobre 1924
  • Claudia Mainardi, nata a Pieve di Cadore il 29 agosto 1924
  • Maria Mainardi, nata a Vicenza il 12 dicembre 1935.

Nello stato di famiglia, compilato dal Comune di Vicenza l’8 settembre 1942 e consegnato da Giorgio all’Università per richiedere l’esonero parziale dalla tasse (in base all’art. 4 della L. 20.03.1940 n. 224), fu aggiunta la seguente dicitura: “Nati vivi e vitali di nazionalità italiana e razza ariana”. Il conteggio finale delle tasse pagate da Giorgio fu di 800 £ (150 per l’immatricolazione, 400 per l’iscrizione, 175 come sopratassa speciale, 75 per gli esami).

Nulla più dello studente Giorgio Mainardi. I documenti passano direttamente al periodo successivo alla Liberazione per notificare la sua morte e l’assegnazione della laurea ad honorem. Il 23 novembre 1945 il Rettore scrisse a tal proposito al signor Giovanni Mainardi e alla famiglia:

Apprendo col più profondo cordoglio la notizia della morte del Figlio Suo Giorgio, già studente in questa Università ed esprimo a Vossignoria e Famiglia espressioni di sentite condoglianze miste a fiero orgoglio per l’onore che la sua fine gloriosa arreca alla sua Famiglia ed all’Università. A nome del Corpo Accademico e dei Discepoli invio sensi di ricordo e di augurio e prego favorirmi notizie precise e dettagliate sul servizio militare e sull’episodio che condusse alla morte dell’onorando, per quella celebrazione che l’università intende di fare per i suoi Caduti e per il conferimento alla Sua Memoria della laurea “ad honorem”.

Il giorno prima era uscito un trafiletto sul Gazzettino dedicato alla morte di Giorgio

 

Il padre di Giorgio scrisse al Rettore il 1° febbraio 1946 per confermargli quanto detto a voce dai suoi congiunti nella visita di dicembre presso l’università di Padova. Giovanni allegò, quindi, una relazione sui particolari della morte del figlio e la copie di una lettera del vescovo di Sulmona, Luciano Marcante. Aggiunse, inoltre, qualche dato su un illustre antenato dei Mainardi, il dottor Filippo Majnardi, primo Rettore dell’Università di Padova che fu ricordato nelle cerimonie per il 700° anniversario della nascita dell’Università, nel maggio 1922, alle quali partecipò anche Giovanni.

Giovanni compilò il foglio “notizie” che veniva richiesto nel caso di concessione della laurea ad honorem. Il modulo prevedeva diverse voci tra cui

  • attività politica e militare svolta in ogni campo dal giorno 8 settembre 1943 al giorno della morte
  • eventuali impieghi esercitati nello stesso periodo
  • brigata partigiana cui appartenne – nome di battaglia – gradi raggiunti – fatti d’arme ai quali prese parte
  • causa della morte
  • luogo e data della morte
  • ferite riportate durante il periodo della resistenza
  • ricompense o proposte di ricompense al valore.

Le risposte alle varie voci vengono qui riportate come un unico testo:

Subito dopo l’8 settembre fu uno dei primi a dare la sua opera per la formazione dei gruppi partigiani, spinto dalle sue idee antifasciste che già gli provocarono difficoltà fin dai banchi del Ginnasio e del Liceo. Nell’ottobre 1943 ha abbandonato la Famiglia per dedicarsi ad un gruppo di partigiani che stava formandosi nella frazione di Settecà (Vicenza). Nel novembre si offrì per portare i cifrari agli Alleati, oltre la linea del Fronte, per la trasmissione dei messaggi ai Patriotti di Vicenza. Non poteva appartenere ad alcuna Brigata, perché non erano ancora formate. Il 22 novembre partito da Sulmona per superare la linea di combattimento del Sangro, raggiunse il Guado di coccia (Maiella), assieme alla guida patriotta Maresciallo Pasquale e vennero scoperti da una pattuglia tedesca. Mentre tentava di fuggire e mettere in salvo i documenti fu colpito da una scarica di mitraglia tedesca, invece il Pasquale è riuscito a passare il fronte e portare la notizia al Comando Alleato. Morto a Guado di Coccia (Maiella) il 23 novembre 1943

Come detto, Giovanni Mainardi allegò la lettera del vescovo di Sulmona, datata 11 settembre 1945:

Rispondo alla sua del 15 Agosto scorso. Ho tardato a darle i dati richiesti circa il caro giovane Mainardi perché attendevo il ritorno di certe persone che potevano precisarmi dei particolari.

Il detto giovane di Vicenza, studente di Medicina, è venuto realmente a Sulmona, passando per Aquila il Novembre 1943. si è presentato subito il Episcopio, m0ha spiegato che egli doveva passare le linee e che era incaricato di recare al Comando degli Alleati delle comunicazioni importanti del comando dei Partigiani di Vicenza, cui faceva parte.

Dato che in quei tempi c’era molto spionaggio in questi luoghi, diedi alloggio a lui in Episcopio, disponendo però che durante il giorno andasse a rifugiarsi in una casa di Suore (Suore della Dottrina Cristiana) per l’ufficio delle quali poco ci poteva dare all’occhio.

Restò a Sulmona una quindicina di giorni consumando i pasti di solito da me o presso le suore, conforme l’opportunità. Fu subito presentato al dott. Stocco; l’organizzatore del movimento di resistenza contro i tedeschi.  fu stimato ed amato da tutti per la sua anima bella e serena, per la sua pietà e per la sua carità che lo spingeva a dover fare e dare molto per la Patria.

In città era conosciuto come mio nipote, come l’Inglese (tale appariva per il suo nobile comportamento), come il dottore. durante la sua permanenza a Sulmona ebbe occasione di raccogliere nominativi e indirizzi di prigionieri inglesi ivi nascosti, nominativi che desiderava portare al Comando Alleato onde poter avvertire che quelli stavano bene.

Conosciuto il Maresciallo dei Bersaglieri Pasquale di Salerno, decise di partire il 22 Novembre 1943, cavalcando la catena dei monti fra Sulmona, Scarno ed il fiume Sangro. Partirono alle prime ore dell’alba del 22 Novembre. Giorgio si recò prima nella cappella delle Suore, vi fece la S. Comunione, abbracciò suor Pia che gli fu madre, consegnò ad essa una lettera per la famiglia, pianse con lei pensando e ricordando la mamma e la famiglia.

Al mattino del 23, giunti al guado di Coccia (m. 1400) sulla linea del fronte, furono scoperti dai tedeschi e fatti segno al fuoco delle loro armi. Giorgio fu colpito da una raffica che lo fece stramazzare a terra.

La salma di Giorgio fu trovata da due donne di Sulmona e da tre uomini di Palena (Prov. di Chieti) parecchio tempo dopo. Costoro pietosamente trasportarono la salma nel Cimitero di Palena dove ora riposa. Le due donne mi hanno assicurato che Giorgio fu sepolto con tutti i suoi vestiti e con il suo Crocefisso in mano.

Qui a Sulmona si ricorda ancora il carissimo Giorgio, tutti ne hanno ammirato l’alto spirito di abnegazione e la sua bontà.

Egli ha riscosso con la Sua morte un largo compianto in questa popolazione.

Questo il contenuto della relazione sulla morte di Giorgio, allegato come alla lettera di Giovanni:

Tenuto d’occhio e spiato già dai banchi del Liceo perché insofferente alle idee fasciste, fu, dopo l’8 settembre, pedinato, ricercato, perseguitato. Non si fermò. Non volendo smentire la voce che sentiva dentro di sé di dare sempre e tutto per la giustizia e per la libertà, lasciò le quasi sicure mura dell’Ospedale di Vicenza, dove era assistente al Primario di chirurgia Prof. Giorgio Pototschnig.

L’11 Ottobre 1943 abbandonò la famiglia, lo studio e il lavoro per far parte del movimento di liberazione vicentino. fu partigiano, vivendo con i patrioti la loro pericolosa vita, finché il 4 novembre 1943 scelse una missione più rischiosa (…).

Partì con cose personali assieme ad un altro patriota conosciuto col nome di Lino. Verso il 10 novembre giunse a Sulmona, dove trovò ospitalità e fu tenuto nascosto da quel vescovo S. E. Mons. Luciano Mercante. Presentatosi al movimento di liberazione Sulmonese, dove conobbe il patriota chiamato Pasquale di Salerno, con il quale studiò e preparò la partenza per il passaggio delle linee. (…).

I tre patrioti da Sulmona il mattino del 22 Novembre, seguendo lo itinerario che il Pasquale aveva fatto nel venire. Il mattino del 23, quando già erano giunti al Sangro (…) furono scoperti (…). Giorgio Mainardi colpito mortalmente da una raffica cadde al suolo. Del patriota Lino non si seppe più nulla. Il Pasquale invece riuscì a passare al di là e presentatosi al Comando Alleato cui dipendeva: A. Force – 8° Armata – Detachment of Campobasso – presentava al comandante inglese Cap. Soames dettagliato rapporto sulla avvenuta eroica morte del Mainardi e della scomparsa del Lino.

Il 3 aprile 1947 alla documentazione si aggiunse una lettera inviata dal prof. Giorgio Pototschnig al Rettore, il prof. Egidio Meneghetti che gli aveva scritto il 28 marzo per avere ulteriori informazioni su Giorgio Mainardi, allievo interno all’Ospedale di Vicenza negli anni 1942-1943. Scrisse Pototschnig:

Giovane ardente, generoso, fervente cattolico, di saldi principi morali, dopo l’8 settembre non riuscendo a vincere la riluttanza dei genitori e non potendo adattarsi di vivere nascosto ed inoperoso, scappò di casa, prese contatto coi partigiani e decise infine di oltrepassare le linee del fronte nel desiderio di darsi completamente alla causa della liberazione.

Il suo nome è inciso in una lapide posta in questo Reparto chirurgico assieme ai nomi di due medici caduti in guerra ed a quello dello studenti di medicina FRANCO FRACCON, morto a Mauthausen e che pure è già stato segnalato alla Segreteria dell’Università.

Posso assicurare a S. V. che le notizie fornite dal padre Giovanni Mainardi, Direttore della Banca Agricola di Lonigo, l’1 febbraio 1946 ed il 27 marzo 1947, rispondono perfettamente a verità.

Una settimana dopo, il primario si rivolse nuovamente a Meneghetti inviandogli il discorso che aveva pronunciato quando fu scoperta la lapide nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Vicenza. Ecco il testo:

Giorgio Mainardi era stato educato alla visione dei più alti valori dello spirito ed era sorretto da una Fede profondamente sentita ed operante.

Egli aveva da pochi anni iniziato i suoi studi di medicina, attratto ad essi più che da una semplice inclinazione del suo animo generoso da una vera e propria vocazione. Lo avemmo tra di noi in varie riprese per parecchi mesi e più particolarmente in quel triste ed angoscioso autunno del 1943. Ricordo che durante il suo servizio in reparto egli si fece tanto ben volere dai colleghi, dalle suore, dagli inferi per il suo entusiasmo e la sua passione all’arte sanitaria, per la prontezza con cui cercava di rendersi utile anche nei più umili servizi, per la sua infinita carità verso i malati.

Animo fiero, indomito visse e sofferse nel suo intimo tutta la immane tragedia che squassava questo povero mondo. Egli non poteva reggere inoperoso, nella tranquillità ed agiatezza del nido familiare, allo spettacolo di tanta rovina, di tanta sofferenza, di tanto sangue, e – come lui stesso lasciò scritto – “innamorato di Cristo”, sospinto dal comandamento nuovo: “amatevi come io vi ho amati”, sentì nell’animo suo un richiamo irresistibile di agire, di dare il suo contributo di energie, di lotta di dedizione, di dolore, e se fosse stato necessario fino al sacrificio di sé stesso.

Superato il tormento che divideva l’animo sui tra i legami di figlio amoroso e questo bisogno di offrire la sua giovinezza nella lotta contro le forze diaboliche, egli si allontanò da casa, conscio di non essere attore di una insensata scappata giovanile, ma di seguire, chiamato da Dio, la via del dovere. Riparò a Sulmona, deciso di passare le linee per unirsi ai fratelli impegnati nella lotta per il riscatto della patria; e a Sulmona fu subito ben voluto da quel vescovo, dalle suore ove trovò affettuosa ospitalità e da quanti in quella città militavano nel movimento clandestino. All’alba del 22 novembre, dopo essersi accostato devotamente al banchetto eucaristico, e dopo aver abbracciato Suo Pia, che in quel tempo gli aveva fatto da mamma, partì con altri due compagni verso la linea del fronte. Nel varcare questa, colpito da una raffica di mitraglia tedesca cadde al mattino del 23 novembre stringendo tra le mani il crocifisso.

Il contenuto dei documenti riportati richiamano senza dubbio quanto lo stesso Giorgio Mainardi aveva  scritto nella lettera ai genitori l’11 ottobre 1943

La laurea ad honorem in Medicina e Chirurgia, in base al Decreto legislativo luogotenenziale n. 236 del 7 settembre 1944, fu conferita dall’Università di Padova l’11 giugno 1947. Il padre di Giorgio ritirò personalmente il diploma e nella lettera al Rettore del 30 maggio 1947 in cui confermava la presenza della famiglia alla cerimonia concluse con queste parole: “Sarà di lenimento al nostro dolore di Genitori tale ufficiale riconoscimento ed auspichiamo che la Patria nostra trovi il lievito per la sua Rinascita nei sacrifici dei nostri Figli caduti per la Libertà”.

Giovanni Mainardi, dal suo indirizzo di via del Monte 13, il 4 febbraio 1964 assicurò inoltre la presenza della famiglia alla cerimonia dell’8 febbraio in occasione del “XX anniversario della Resistenza universitaria”, anche “per rendere il dovuto ossequio all’Ill.mo Presidente della Repubblica e al sig. Ministro della Pubblica Istruzione”.

 

 

Fonte

Archivio Generale dell’Università degli Studi di Padova, Lauree ad honorem studenti caduti nella prima e seconda guerra mondiale, Laureati ad honorem, Studenti caduti per la liberazione 1943-1945, b. 22, f. Mainardi Giorgio.

I documenti presenti in questa pagina sono stati pubblicati su concessione dell’Università degli Studi di Padova – Ufficio Gestione documentale (11 maggio 2022).

Altre fonti

Translate »