Renato Del Din

Renato Del Din

Auronzo di Cadore, 15 giugno 1922 – Tolmezzo, 25 aprile 1944

                                                                     

 

Figlio di Prospero e Ines Battilana, Renato nacque ad Auronzo di Cadore il 15 giugno 1922. Al momento dell’iscrizione alla Facoltà di Scienze Politiche (matricola 174/8), nell’Anno Accademico 1943-1944, la famiglia risultava residente a Udine in via Vittorio Veneto 54. Luigi aveva conseguito il diploma presso la Scuola Militare di Milano nel 1940-1941.

Il padre, che aveva il titolo di ragioniere, aveva in quel momento 51 anni ed era ufficiale in s.p.e. La madre, 48 anni, era una maestra, ma si dedicava alle “cure domestiche”. Dal modulo di iscrizione, datato 19 ottobre 1943, risultava inoltre che il nonno paterno era un perito. Renato aveva due sorelle, di cui una aveva ottenuto la laurea e l’altra era iscritta all’Università.

All’atto dell’iscrizione consegnò la “scheda per l’esonero dalle tasse scolastiche”.  Tra le 12 motivazioni che consentivano di ottenere l’esonero, indicò la n. 7: “Studenti il cui genitore o la persona che ne costituisce il principale sostegno economico, anche se non militare, sia internato del nemico o disperso in seguito ad operazioni belliche o rimasto in territorio dell’Africa italiana occupato dal nemico”. Al modulo, infatti, allegò un certificato del Distretto Militare di Udine, datato 6 ottobre 1943, da cui risultava che Prospero era stato catturato ed era prigioniero di guerra sul fronte greco-albanese dal 16 dicembre 1940. Con la deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 22.06.1944 il Rettore, in virtù della L. n. 1704 del 10.12.1942, decretò il pagamento di £ 1575 (300 per la tassa d’immatricolazione, 750 per quella d’iscrizione, 350 per la soprassa speciale, 150 per quella d’esami e 25 di contributi).

Per l’iscrizione, Renato consegnò anche il certificato di nascita, rilasciato il 27 ottobre 1943 dal Comune di Auronzo, e la pagella scolastica del III anno (sezione A) del Liceo Classico della Scuola Militare di Milano, datata 12 marzo 1941 e firmata dal colonnello comandante preside Giuseppe Cortese. Renato ottenne la maturità il 15 maggio. I risultati dello scrutinio finale furono i seguenti: moltissimo in Religione, 9 in Educazione fisica, 8 in Cultura Militare, Storia, Filosofia, elementi di diritto ed economia politica, 7 in Lettere italiane, Lettere latine, Lettere greche, Matematica, Fisica, 6 in Storia dell’arte, 10 in Condotta. Il diploma originale era stato trasmesso sin dal maggio 1941 alla R. Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena.

 

Nulla più sullo studente Bordin. I documenti passano direttamente al periodo successivo alla Liberazione per notificare la sua morte e l’assegnazione della laurea ad honorem.

Il 23 settembre 1946, da Udine, in risposta alla comunicazione dl 12, Prospero Del Din inviò al Rettore di Padova il foglio notizie compilato a cui allegò il Quaderno del 2° Risorgimento, la copia della relazione sul fatto d’armi del 25 aprile 1944 a Tolmezzo, un fascicolo di appunti, la copia della pubblicazione sul “Pai nestris fogolârs” del 23.10.1944 e la pubblicazione “Renato dal Din” del dott. Bertoni di Tolmezzo del maggio 1945.

Inoltre, il 13 maggio 1947, in risposta alla richiesta del 6 da parte del Rettore dell’Università di Padova, il padre di Renato trasmise i documenti per provare che Renato era effettivamente caduto per la lotta di Liberazione. Nello specifico inviò la Dichiarazione della Commissione Triveneta per il riconoscimento dei partigiani (n. 422/c del 13.05.1947) e la Dichiarazione dell’Ufficio Provinciale Patrioti di Udine (n. 3059/2 del 13.05.1947).

Il 31 maggio 1947 Prospero informò il Rettore che lui, la moglie e la figlia avrebbero ritirato la laurea ad honorem consegnata l’11 giugno 1947.

Andando con ordine, analizziamo i documenti inviati dal padre di Renato.

Dal “foglio notizie”, compilato dal padre Nestore, scopriamo che Renato aveva frequentato il ginnasio inferiore a Udine, quello superiore a Bologna (Liceo Malpighi), il Liceo, come già detto, alla Scuola Militare di Milano, l’Accademia di Modena, la Scuola Militare di Parma, la Scuola militare di alpinismo. Dopo l’8 settembre 1943 divenne formatore del gruppo Divisione Osoppo Friuli. Con i partigiani fu comandante del battaglione “Italia” e della I Banda di Montagna. Il suo nome di battaglia fu “Conte Anselmo”. Renato finì in ospedale per le ferite riportate in combattimento e morì a Tolmezzo il 25 aprile 1944. Gli fu riconosciuta la medaglia d’oro al valor partigiano con la seguente motivazione: 

Subito dopo l’8 settembre 1943 iniziava decisamente la lotta partigiana. Compiendo numerosi e rischiosi atti di sabotaggio, meritando, in breve tempo, il comando della I Banda di montagna del Gruppo Divisioni Alpine «Osoppo-Friuli». Allo scopo di fare insorgere Tolmezzo, fortemente presidiata dal nemico, con soli 12 partigiani irrompeva di notte nella città, aprendosi la strada a colpi di mitra e bombe a mano. Poi, con audacia temeraria attaccava la caserma centrale. Colpito mortalmente cadeva a terra ma, ancora non domo, si rialzava gridando: – VIVA L’ITALIA – OSOPPO AVANTI! – finché una nuova raffica non ne stroncava l’eroica vita.
Tolmezzo, 25 aprile 1944

Il n. 1 (aprile-maggio 1946) del Quaderno del 2° Risorgimento (sottotitolo: Cospirazione, deportazione, guerra partigiana, idee, figure, fatti), diretto da Tebaldo dalla sede di piazzetta Valentinis 3 di Udine, dedicò due articoli a Renato Del Din: il primo a firma di Candido Grassi “Verdi” dal titolo “Ricordo di Renato“; il secondo di Arturo Toso e Antonio Piccolo si intitolava “Renato Del Din: l’uomo – il combattente – l’eroe” ed occupava le pp. 18-28.

 

La relazione sul fatto d’armi del 25 aprile 1944 fu stilata dal Corpo Volontari della Libertà – Gruppo Divisioni Osoppo-Friuli – Comando e firmata dal comandante Candido Grassi “Verdi”.

 

Importanti gli appunti di Renato Dal Din (12 pagine), tratti da un quaderno manoscritto. Scriveva Renato il 18 dicembre 1943:

L’animo nostro tormentato già da molti dolori ha conosciuto l’onta di vedere il nostro Esercito sciolto, quasi senza colpo ferire, davanti a pochi reparti germanici. Perché, si è chiesto ogni italiano, perché i reggimenti provati in tanti combattimenti, non hanno saputo trovare la forza di ancora una volta osare? Una tradizione viva negli ufficiali anziani, ricordava la lotta contro il tedesco e le molte umiliazioni inflitteci rinfocolavano questo ricordo. La colpa è dei cittadini che non hanno sostenuto l’Esercito.


Ci leveremo contro tutto quanto insudicia ora la Patria nostra; il sudiciume morale che vuole appannare ogni virtù, sparirà se in noi stessi troveremo la forza di rinnegarlo. Parliamo spesso di onestà! Non ci sazieremo mai abbastanza di questa parola, così spesso malintesa ed anche rinnegata come la virtù dei deboli, dei rinunciatari. Donare, donare tutto, anima e corpo senza fini utilitari, senza grette limitazioni (per la nostra Santa Causa ci vogliono i martiri che superino le passioni e i timori, che colo loro sacrificio ci indichino la via) sia il nostro pensiero ed in esso dobbiamo porre un mistico amore per la nostra idea di libertà. non distruggiamo ciò che è costato tanto sangue, non rinneghiamo la bandiera lasciataci dai martiri del Risorgimento. Essi donarono la vita, offriamola anche noi! Si unirono essi intorno ad un’insegna, che permetteva di realizzare la prima massina delle aspirazioni nazionali (fuori i tedeschi), uniamoci anche noi! Uniti saremo forti, divisi saremo deboli. Lasciamo da parte idee, interessi, odii: Una sola forza può farci vincere, l’amore per la Patria ed esso deve legarci ad una sola sorte. Siamo italiani! (…)


Ad Eliano Buldrini – Oderzo – Treviso 18-12-1943

Ricevo oggi tue nuove. Ad ognuno il suo destino! Sia questo buono o cattivo, noi non ne tremeremo, non perché siamo sicuri di forgiarlo a nostro piacimento, quanto perché non temiamo i baratri. Non è un colpo di testa il tuo? (…). Ad ognuno il suo destino! Io seguo il mio che è legato ad una parola. Una concezione forse inadeguata ai tempi, ma per me sempre vitale, dell’onore, mi spinge a mantenerla sempre e dovunque non con una forza passiva e pavida, ma con la gioia di un amore che è disposto a tutto dare. Mi capirai? Riprendiamo il risorgimento, altro sangue lo santificherà e lo purificherà; consegneremo ai nostri discendenti qualche cosa di puro!

Più avanti, Renato si rivolgeva agli studenti:

Giovani studenti, se alla vostra mollezza non serve il ricordo degli studenti del Risorgimento italico, almeno l’età vostra vi porti a qualche azione virile. Basta con i calcoli gretti, basta con i giochi! Non vi sprona il pensiero che giovani di altri classi sentono più di noi la necessità dell’ora presente? Decisamente no, perché se questo fosse avvenuto voi ora sareste al vostro posto e d’altra parte solo un animo di uomo può generare e comprendere queste parole di generosità, di amore al di sopra dei calcoli. Siate uomini, allora! Approfittate di questa occasione che il destino vi offre per temprare il vostro carattere. Chi potrà uscire da questo periodo pago davanti a se stesso di quanto ha fatto, non potrà rimpiangere un esame perduto, una posizione non raggiunta, poiché avrà raggiunto assai di più di questi modesti valori materiali; sarà un uomo!

Ancora sui giovani studenti:

A voi che in tutti i campi dello studio temprate gli animi e le intelligenze, giunga questo richiamo verso quelli che ora sono i vostri primi doveri. Giovani, riprendete la tradizione degli studenti del ’48: essa è troppo nobile perché non sentiate l’appello che ne promana! Lasciate  ogni pensiero egoistico ed utilitario e datevi a questa nostra Patria povera che certo non vi potrà domani ricompensare degnamente, se non mediante l’amore che vi ispirerà sempre di più. Siate ancora la guida morale di tutta quella gioventù che nei campi e nelle officine si attende un segno di riscossa per iniziare con serietà la grande lotta: siate la nostra fede con la freschezza delle vostre anime ancora intatte dal fuoco delle grandi crisi.

Sull’estratto della pubblicazione sul Pai nestris fogolârs del 23.10.1944, periodico della I Divisione d’Assalto “Osoppo-Friuli” si legge:

Ad un compagno caduto.

Tu non sei più Renato!

Il piombo nemico ti ha colpito durante la tua prima azione di guerra. Lo avevi tanto sognato quel giorno, ne avevamo discusso assieme: e sempre, sempre ho visto brillare nei tuoi occhi un lampo di gioia, che nello stesso tempo era coraggio e forza. Quando ti rividi dopo l’8 settembre ci abbracciammo e mi sembrasti stanco.

Ma non ti scoraggiasti. Hai girato per ogni casa, hai rivisto ogni tuo alpino, e a tutti hai portato la tua parola di fede e di speranza, Giurasti di dedicarti anima e corpo alla causa della Liberazione. E l’hai fatto!

Con questa gioia preparasti il tuo zaino per andare in montagna.

E giunto, volevi subito partire per la prima azione di guerra.

Ci separammo come tante volte ci siamo separati, ma questa volta sentivo che c’era dell’altro in questo distacco. Sull’ultimo biglietto mi scrivesti: “Viva l’Italia Libera”.

Prima di attaccate il presidio nemico tutti ebbero modo di conoscerti e tutti hanno riportato di te un ricordo indelebile. Quel giorno, come esclamasti, era veramente il più bello della tua vita. Infondesti nei tuoi uomini il tuo stesso coraggio e attaccasti gridando a squarciagola: “Fuori i tedeschi!” Sei Caduto come un eroe greco. Colpito continuasti impavido a sparare fino all’ultimo, così come c’insegnarono, così come avevi sempre sognato.

Ora non sei più Renato. Ma è come se ci fossi.

Sempre il tuo nome ricorre sulle nostra labbra. Non ti scorderemo mai più Renato!

Ora tu dormi, ma noi ti vegliamo, l’Italia ti veglia!

E fino a quando l’invasore tedesco calpesterà l’ultima zolla della tua Terra, della nostra Patria, noi non desisteremo dalla lotta e sapremo sacrificarci come tu ci hai insegnato. E.

La pubblicazione “Renato dal Din” del dott. Riccardo Bertoni era dedicato alla mamma di Renato e si apriva con alcuni versi.

 

 

La Dichiarazione della Commissione Triveneta per il riconoscimento dei partigiani (n. 422/c del 13.05.1947) attestò quanto riportato anche nella Dichiarazione dell’Ufficio Provinciale Patrioti di Udine (n. 3059/2 del 13.05.1947) ossia l’appartenenza di Del Din alla I Divisione Osoppo Friuli, III brigata Osoppo, Battaglione Italia e il servizio prestato dal 1° ottobre 1943 al 25 aprile 1944 quando cadde a Tolmezzo.

 

Fonti

Archivio Generale dell’Università degli Studi di Padova, Lauree ad honorem studenti caduti nella prima e seconda guerra mondiale, Laureati ad honorem, Studenti caduti per la liberazione 1943-1945, b. 20, f. Del Din Renato.

I documenti presenti in questa pagina sono stati pubblicati su concessione dell’Università degli Studi di Padova – Ufficio Gestione documentale (11 maggio 2022).

Altre fonti

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