Pier Franco Pozzer

Pozzer Pier Franco 

Schio, 16 gennaio 1925 – Mauthausen, 19 marzo 1945

Figlio di Giuseppe e di Regina Bononi, Pier Franco nacque a Schio il 16 gennaio 1925. Al momento dell’iscrizione alla Facoltà di Ingegneria (matricola 87/25), nell’Anno Accademico 1943-1944, la famiglia risultava residente in via Pasini 83.

Dal modulo di iscrizione, datato 12 novembre 1943, risulta che il padre, 46 anni, era geometra, mentre la madre  (45 anni) aveva conseguito il diploma magistrale e faceva la maestra. Il nonno di Pier Franco aveva la terza elementare ed era anche lui un geometra. Pier Franco aveva una sorella che frequentava le scuole medie.

Per l’iscrizione consegnò l’estratto dell’atto di nascita, rilasciato il 5 ottobre 1943 dal Comune di Schio, e l’attestazione del preside Sebastiano Stocchiero relativa al conseguimento della maturità classica presso il Liceo Scientifico Paolo Lioy di Vicenza.

Dai documenti prodotti dallo studente, emerge la richiesta di un certificato di iscrizione del 12.11.1943 per ottenere l’abbonamento ferroviario, e la scheda per l’esonero dalle tasse scolastiche per il II anno di Ingegneria (AA 1944-1945). L’aspetto interessante è che, sul documento datato 6 novembre 1944, come titolo per la concessione dell’esonero (in base alla L. 882 del 20.12.1943) fu indicato “internato in seguito ad operazioni belliche”. In realtà, in allegato, era presente un certificato del Comune di Schio che riguardava il padre, il capitano Giuseppe Pozzer, figlio di Pietro e di Luigia Dal Molin, nato a Valli del Pasubio l’11 marzo 1897, internato in Germania “al seguente indirizzo: Oflag 83 – Viegendorf Kr. Soltau”. La località, scritta erroneamente, era Wietzendorf, il campo in cui passarono Gianrico Tedeschi e Giovannino Guareschi.

Il conteggio finale delle tasse da pagare, a seguito della deliberazione del 27 ottobre 1945 da parte del Consiglio di Amministrazione, fu di 1375 £ (850 per l’iscrizione, 350 come sopratassa speciale, 150 per gli esami e 25 di contributi). Tempo prima, il 19 aprile, il dott. Bettini dell’Intendenza di Finanza di Padova scrisse all’Università per trasmetterle l’istanza inerente alle tasse scolastiche.

Nulla più sullo studente Pier Franco Pozzer. I documenti passano direttamente al periodo successivo alla Liberazione per notificare la sua morte e l’assegnazione della laurea ad honorem. Il 18 settembre 1946 Regina Bononi scrisse al Rettore dell’Università di Padova:

Leggo sul giornale che l’Università di Padova desidera onorare i suoi studenti Caduti per la Patria, e, col cuore straziato, comunico che mio figlio […] è stato internato nell’infame campo di concentramento di Mauthausen da dove non ha fatto più ritorno. Mio figlio fu deportato politico per aver aiutato i Partigiani della zona, per aver organizzato uno sciopero di protesta fra gli operai dei lanifici di Schio, contro i tedeschi che volevano deportare in Germania le nostre operaie, sciopero che riuscì nello scopo perché tutte le nostre donne rimasero alle loro case. […]. 

Se volete ricordare fra i Caduti per la libertà anche questo mio figlio ve ne sarò grata.

Risale allo stesso giorno un’altra lettera più lunga, diretta sempre al Rettore. I contenuti sono simili, ma Regina aggiunse che Pier Franco fu tradito da un suo amico, Anselmo Dal Zotto, di Schio, studente universitario, il quale confessò a lei e ai partigiani di Schio il suo tradimento dopo la Liberazione. Scrisse Regina a tal proposito:

Nonostante la mia denuncia, l’amnistia, troppo clemente, gli rese non solo la libertà, ma anche la possibilità di iscriversi ancora all’Università (Medicina). E di questa cosa sono oltremodo sdegnata. La giustizia dunque ha messo i traditori in condizione da poter frequentare la nostra Scuola Universitaria che per tradizioni Patriottiche, preparava la migliore gioventù? Io non so rendermi ragione di ciò, Sig. Rettore, e vorrei che, quando si presenta l’occasione sappiate ricordare il mio dolore e dire su questa amnistia quella parola di giustizia che io, povera donna, non so esprimere.

Il mio Pier-Franco era l’unico mio figlio maschio e, quando nel novembre 1944, me lo portarono via, avevo pure mio marito internato, come capitano di artiglieria alpina, […]. Soffrì la fame e gli stenti per non dare adesione alcune né pel combattimento, né pel lavoro. Quando ritornò in famiglia si trovò di fronte alla sventura più grande che cuore paterno possa sopportare. 

Perdoni il mio sfogo; Le sarò grata se vorrà ricordare fra i Caduti della Libertà anche il mio caro Figliolo.

Solo due giorni dopo il Rettore rispose:

Distintissima Signora, ho appreso con profondo cordoglio la notizia, […], della morte eroica del Figlio Suo Franco, […].

A nome del Corpo accademico e dei discepoli Le porgo sensi di condoglianza assicurandoLa della nostra partecipazione al Suo dolore e dei nostri propositi di comprensione e di esaltazione. L’Università segnerà nel marmo il nome dei suoi studenti Caduti acché il ricordo e la memoria durino perenni nell’Ateneo, ai Maestri ed ai giovani monito ed esempio.

 

Il Rettore le inviò in allegato il foglio notizie da compilare. Così, l’8 ottobre 1946, Regina Bononi riempì il modulo e alla voce “attività politica e militare svolta in ogni campo dal giorno 8 settembre 1943 al giorno della morte” riportò le seguenti informazioni:

Incominciò, giovanissimo, la sua attività politica sin dal marzo 1943 contribuendo con la pubblicazione e diffusione dei foglietti volanti alla preparazione dei grandi scioperi di quel mese, il che impedì la deportazione delle operaie in Germania. Fu continuamente a contatto con le organizzazioni politiche della nostra città per tutti i mesi successivi partecipando attivamente a riunioni clandestine e prestandosi al trasporto d’armi, documenti ed altro materiale compromettente. Dopo l’otto settembre 1943 ebbe l’incarico specifico di raccogliere armi e di riprodurre col ciclostile articoli, ordini e fogli di propaganda antifascista che egli stesso affiggeva di notte sui muri della città.

La madre aggiunse che appartenne al battaglione “Fratelli Bandiera” della brigata Martiri della Val Leogra (Divisione Garemi) e che, “il 20 novembre 1944, due giorni dopo l’arresto, venne barbaramente torturato dai questurini fascisti e dalla gendarmeria tedesca”. Regina allegò anche un elenco di partigiani caduti riconosciuti dalla Commissione Regionale Triveneta e compilato dal segretario Dino Fiorot.

La cerimonia di consegna della laurea ad honorem si tenne l’11 giugno 1947. Qualche giorno prima, il 30 maggio, Regina ringraziò il Rettore e comunicò che avrebbe partecipato alla cerimonia, indicando il nome del marito Giuseppe per il ritiro del diploma.

La famiglia partecipò anche alle cerimonia di commemorazione dell’8 febbraio 1964 in occasione della quale fu pubblicato un opuscolo dedicato ai caduti per la Liberazione.

 

Fonti

Archivio Generale dell’Università degli Studi di Padova, Lauree ad honorem studenti caduti nella prima e seconda guerra mondiale, Laureati ad honorem, Studenti caduti per la liberazione 1943-1945, b. 23, f. Pozzer Pier Franco.

I documenti presenti in questa pagina sono stati pubblicati su concessione dell’Università degli Studi di Padova – Ufficio Gestione documentale (11 maggio 2022).

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