Don Oddo Stocco

Don Oddo Stocco

Monsignor Oddo Stocco (fonte: Wikipedia)

 

Don Oddo Stocco era nato a Caerano San Marco, in provincia di Treviso. Durante la guerra don Stocco fu molto attivo, scrivendo ai soldati al fronte e aiutando i membri della sua comunità. Allo stesso modo si prese cura degli ebrei in fuga dopo l’8 settembre 1943 procurando loro dei nascondigli, dei documenti d’identità falsi così come cibo e denaro.

In una relazione inviata al vescovo nel 1946, il parroco di San Zenone, Giuseppe Ceccon, ricordava la vasta opera di salvataggio e l’attività di aiuto di don Oddo Stocco: “Da ogni parte gli ebrei affluivano a San Zenone, sicuri di trovare asilo”. 

È chiaro che don Stocco prendeva tutte le sue decisioni, senza alcuna direzione o permesso da parte del vescovo. Con l’aiuto del portiere del comune, Gaspare Zonta, Don Stocco entrava a tarda notte nel palazzo comunale per falsificare i documenti d’identità dei suoi protetti, aiutato dal cancelliere del comune, Italo Laghi. La figlia di quest’ultimo, Maria Zonta Martinello, era a conoscenza di ciò che accadeva, ma solo in seguito seppe qual era il vero scopo di quelle azioni. Anche suo fratello, seminarista, aiutò il sacerdote, ad esempio nel visitare gli ebrei nascosti e nel portare loro cibo e altre provviste. Don Stocco, quindi, riuscì a creare una vera e propria rete di aiuto che coinvolse diverse famiglie del territorio.

Renzo Franco, ebreo convertito, si nascose con il figlio Giorgio nel convento di Cavanis, a San Zenone. Franco ha chiesto ai sacerdoti del convento se potevano aiutarli a trovare un rifugio più sicuro. I sacerdoti gli consigliarono di chiedere l’aiuto di don Stocco. Renzo non lo conosceva, ma tramite il medico del paese ha preso contatto con lui. Nella sua testimonianza, Franco menziona la compassione di don Stocco, che ha aiutato con insistenza tutti i bisognosi. Lo descrive come “un prete coraggioso e altruista”.

Esther Bem, un’altra sopravvissuta, testimoniò che don Oddo Stocco trasferì gli ebrei da un nascondiglio all’altro, si tenne in contatto con loro e li avvertiva dei pericoli. Le fornì anche dei documenti d’identità falsi e delle tessere annonarie.

Annelise Geschmay (nata Hecht), suo marito Hans e le tre figlie, Silvia, Dorothea e Hannelore (Anna Laura), cambiarono più volte nascondiglo, finché non trovarono un rifugio più sicuro con l’aiuto di Don Stucco. Hans si rifugiò a casa di Ida Colbertaldo. Anne Laura ricorda diverse incursioni tedesche nella zona a causa dell’intensa attività partigiana. Durante le incursioni, Hans si rivolse a Don Stocco affinché li aiutasse a trovare un nascondiglio più sicuro.

Il pittore ebreo Boris Huberman si nascose prima a casa di Don Stocco e poi si trasferì in un luogo più sicuro con l’aiuto del prete. Rimase con Pietro Epifano Guido e sua moglie Romilda. Il sacerdote fornì loro anche documenti d’identità falsi. Un giorno, i soldati tedeschi arrivarono a San Zenone e arrestarono Huberman, ma i suoi documenti lo hanno aiutato a sfuggire alla detenzione. A quel punto don Oddo Stocco decise di trasferire Huberman in un altro nascondiglio.

La famiglia Tajtacakovic ha trovato rifugio nella casa della famiglia Forner. Francesco Forner ricorda che sua madre gli aveva parlato della richiesta del prete di nascondere gli ebrei nella sua casa vuota, e lei ha ottemperato facendo spazio a otto profughi.

Così hanno fatto i due membri della famiglia Colbertaldo, Ida e Giuseppe. Su richiesta del sacerdote, anche altri residenti del paese, come Pierina Gazzola, hanno aperto le loro case agli ebrei. Alcuni degli ebrei nascosti nella stessa casa di don Stocco furono “assunti” come “cameriere”, una come “maestra di cucito” per le donne del villaggio, e così via. Un giorno, una delle donne ebree nascoste in casa aprì la porta a un ufficiale fascista in visita. Una studentessa ecclesiastica che ha assistito alla delicata situazione l’ha subito presentata come la sorella del sacerdote, e lei è stata salvata.

In una lettera scritta l’8 dicembre 1945, Stefano Rakower e Carlo e Roma­no Gredinger, hanno affermato: 

Ora che la burasca scatenata contro di noi è passata, ora che siamo pron­ti a lasciare questa nostra secon­da patria e con essa tutti i legami di affetto che vi abbiamo contratto durante la nostra permanenza, sentiamo il dovere ed il piacere di rivolgere il nostro ringraziamen­to e l’espressione di tutta la no­stra riconoscenza a tutti coloro che hanno preso parte alle nostre sofferenze che con affetto ed ab­negazione, malgrado il costante pericolo incombente, ci hanno ge­nerosamente salvato la vita. (…). Qualsiasi sbandato, fuorileg­ge, ebreo, la cui vita solo era in pe­ricolo, si rivolgeva a lei Reveren­dissimo, dove trovava la Sua pronta e cara protezione. Bastava una sua parola per aprire le porte di ogni contadino dove trovava il profugo la sua nuova casa con la più grande ospitalità. Nei momenti più gravi Lei Reverendis­smo non mancava e col Suo corag­gio interveniva mandando persi­no a tutti caldissime parole di con­forto. Se oggi in questo ringrazia­mento rivolto a Lei, può prendere parte anche il nostro Stefano, se è ancora in vita, è in gran parte per bontà e merito Suo: grazie al Suo generoso intervento, alla Sua pat­erna, costante assistenza offertaci con tanta spontaneità in momen­ti così tristi.

Per conoscere maggiori dettagli sugli ebrei salvati e sulle famiglie che li nascosero, si veda la pagina dedicata a Possagno e i materiali indicati nelle fonti.

 

Nel 1947 don Oddo Stocco fu nominato cameriere segreto soprannumerario del Papa e ricevette il titolo di monsignore.

Il 1 ° dicembre 2010, Yad Vashem ha riconosciuto monsignor Oddo Stocco come Giusto tra le Nazioni.

 

Fonti:

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