Ebrei stranieri internati ad Albettone

Ebrei stranieri internati ad Albettone

(ASVI, Fondo Questura, Ebrei internati civili, b. 1, f. 1 Albettone)

 

Per i documenti di carattere generale relativi agli ebrei internati ad Albettone, clicca QUI.

 

I GELTNER

GELTNER Salomon (Schloma), fu Benjamin (Beniamino) e di Hennie Fetner, nato a Repuzynce (Polonia) il 19.12.1894. Coniugato con Minka Sara. Commerciante. Domiciliato a Vienna. Di nazionalità tedesca. Entrato nel Regno d’Italia in località Tarvisio con passaporto segnato con la lettera “J” n° 125751 rilasciato a Vienna il 2 maggio 1939, rese dichiarazione di soggiorno alla Prefettura di Milano tra il 1° e il 31 Agosto 1939. Dichiarò inoltre che il passaporto era stato trattenuto dalla Questura di Teramo. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, fu internato nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. L’8 settembre 1941 (su modulo prestampato) il Ministero dell’Interno scrisse alla Prefettura di Cosenza e per conoscenza a quelle di Vicenza e Milano e al direttore del campo di Ferramonti per disporre il trasferimento di Salomone e della famiglia in provincia di Vicenza, invitando le autorità locali a concedere il sussidio nel caso di indigenza. Il 16 ottobre Fabio Salvatore, direttore di Ferramonti, consegnò ai Geltner il biglietto ferroviario (concessione speciale B, tariffa ridotta del 70%, importo di £ 150) per la linea Mongrassano – Potenza – Foggia – Ravenna – Padova – Vicenza (994 km), diffidandoli a non discostarsi dall’itinerario di viaggio. Con un telegramma del 18 ottobre Salvatore avvisò le autorità informandola che la sera prima, muniti di foglio di via obbligatorio, i Geltner erano partiti con l’obbligo di presentarsi entro il 20 alla Questura di Vicenza. Il questore di Vicenza assicurò che il 18 ottobre si erano presentati nel suo ufficio, dichiarando che  erano sprovvisti di mezzi e che erano stati sussidiati fino al 16. Il questore li munì del foglio di via obbligatorio e mezzi di viaggio per Albettone, con l’ingiunzione di presentarsi al podestà entro un giorno. Il 21 il questore si rivolse al podestà e ai CC. RR. di Lonigo (vedi documento trascritto per la moglie Sara) e il 27 il maresciallo Maggiore comandante la stazione dei Carabinieri di Lonigo, Vitantonio Scagliusi, assicurò di aver preso visione della comunicazione. Il 26 ottobre Salomon scrisse al questore: “Il sottoscritto […] ha spedito da Mongrassano, indirizzati presso codesta questura 3 colli di effetti personali. Non avendo la possibilità assoluta di pagare il prezzo del trasporto vi prega vivamente di provvedere all’inoltro dei colli alla stazione di Ponte Botti e di concedere il corrispondente sussidio per lo svincolo”. Il 21 novembre 1941 il prefetto confermò al Ministero e alle altre autorità l’internamento dei Geltner e la concessione del sussidio. Il 29 il podestà inoltrò alla Questura di Vicenza la domanda dei Geltner intesa ad ottenere il trasferimento ad Albettone di un cugino di Salomon, Mordco (Mordka)  Rafalowicz, fu Chaim, internato nel campo di concentramento di Isola del Gran Sasso (Teramo), ma il 19 dicembre il prefetto rivolgendosi al Ministero scrisse: “In considerazione del numero già molto elevato di ebrei internati in questa Provincia, si esprime parere contrario”. Così, il 3 gennaio 1942 il Ministero respinse la richiesta. Sette giorni dopo il questore avvisò il podestà di Albettone della decisione presa a Roma. Il 24 maggio 1943 il podestà, Enrico Prosdocimi, avvisò il questore che Salomon aveva chiesto un permesso di 5 giorni di recarsi a Mirandola per far visita al fratello Paolo lì internato e per la sistemazione di affari familiari. A sua volta il questore, il 1° giugno, chiese un parere al Centro C. S. di Verona e ai CC. RR. di Albettone. Tre giorni dopo, il vicebrigadiere comandante la stazione di Albettone, Giorgio Frasca, diede il nulla osta visto che Salomon risultava di “buona condotta in genere”. Lo stesso fece il 7 giugno il Maggiore dei CC. RR. Biagio Argenziano del Comando Supremo (Servizi informazioni militare) di Verona, ma chiese anche il via libera del C. S. di Bologna. Il 10 il prefetto avvisò il Ministero e ne chiese il parere. L’autorizzazione arrivò il 13 luglio, previo passaggio dalla Questura di Modena e assicurando la vigilanza su Salomon. Il questore di Vicenza avvisò il podestà di Albettone dieci giorni dopo. Poi, il 19 agosto 1943, il questore di Modena, A. Papa, scrisse al collega vicentino spiegando che Salomon non era ancora arrivato in città. Da Vicenza, il 23, partì una richiesta al podestà di Albettone e ai carabinieri per sapere se Salomon era partito. Risaliva al 28 luglio, infatti, il foglio di via obbligatorio firmato dal podestà per il breve trasferimento a Mirandola. In quel caso furono riportati anche i “contrassegni” di Salomon: statura 1,7 m., capelli grigi, fronte alta, sopracciglia folte, occhi castani, naso, bocca e mento regolari, barba rasa, baffi corti, viso ovoidale, colorito bruno, corporatura regolare, condizione internato civile. Il 29 agosto Salvatore Guiso informò il questore che aveva inviato Salomon a Vicenza, mentre lo stesso questore avvisava il suo omologo di Modena. Il 4 settembre fu il commissario prefettizio di Mirandola a rilasciare il foglio di via per il ritorno a Vicenza. Il giorno dopo fu segnalato l’arrivo a Vicenza di Salomon e di Renata, mentre il 13 il podestà di Albettone avvisò la Questura che i due erano rientrati. Solo due mesi dopo i Geltner ricompaiono sui documenti. Al 9 e all’11 dicembre risalgono due telegrammi del maresciallo Scagliusi diretto ai Carabinieri di Albettone: “Prego immediato fermo accompagnamento Questura Vicenza ebrei at qualunque nazionalità appartengano residenti territorio rispettive giurisdizioni”. Quello stesso giorno, alle ore 11, fu steso il verbale “di fermo e accompagnamento alla Questura di Vicenza di 9 ebrei internati in Albettone”. Il brigadiere a cavallo Salvatore Guiso, comandante della stazione di Albettone, l’appuntato Giacomo Tavernaro e il carabiniere Mario Bonetto, riferirono quanto segue:

Ieri 10 corrente in seguito a telegramma n° 9/83 del 9/12/1943, del Comando della Sezione dei Carabinieri di Lonigo, col quale si chiedeva il fermo degli ebrei residenti in questa giurisdizione, abbiamo proceduto al fermo dei medesimi.

Seguivano i nomi di tutti gli ebrei di Albettone tranne i Guen.

Successivamente, con telegramma n° 9/85 dell’11 corrente, pure del comando della Sezione Carabinieri di Lonigo, si chiedeva di nuovo il fermo ed accompagnamento dei suddetti ebrei alla Questura di Vicenza. Pertanto, noi suddetti militari abbiamo provveduto a tenere custoditi i suddetti ebrei per metterli in traduzione per la questura di Vicenza il giorno 13 corrente col primo mezzo.

Del verbale furono fatte tre copie: una per la Questura, una per i superiori e una da mettere agli atti.

Furono poi portati nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 Salomon fu deportato ad Auschwitz: morì in luogo e data ignoti.

GELTNER Minka Sara, di Mendel e di Schor Resel (Rosa), nata a Repuzynce (Polonia) il 27.05.1896. Coniugata con Geltner Salomon. Casalinga. Di nazionalità tedesca. Entrata nel Regno d’Italia in località Tarvisio con passaporto segnato con la lettera “J” n° 125751 rilasciato a Vienna il 2 maggio 1939, rende dichiarazione di soggiorno alla Prefettura di Milano tra il 1° e il 31 Agosto 1939. A Milano, il 19 agosto 1940, fu rilasciato un passaporto (n. D/2159) valido un anno. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia viene internata nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Il 21 ottobre 1941 il questore di Vicenza scrive al podestà di Albettone e per conoscenza ai CC. RR. di Lonigo, alla Prefettura di Vicenza comunicando quanto segue: “Il Ministero dell’Interno ha disposto il trasferimento degli ebrei germanici in oggetto dal campo di […] di Ferramonti in questa Provincia. Essi sono stati destinati in cotesto Comune, dove sono stati avviati il giorno 18 corr. m. con foglio di via obbligatorio e mezzi di viaggio, con l’ingiunzione di presentarsi a voi entro un giorno. vi prego curare che, con verbale del quale non dovrà essere loro consegnata copia, siano subito sottoposti alle prescrizioni stabilite per gli internati, e già comunicate con la circolare di questo Ufficio N. 0360 del 3 aprile u. sc., relativa all’internamento di sudditi albanesi, e disporre poi, d’intesa con l’arma dei CC. RR., per l’osservanza delle prescrizioni stesse. Ai predetti dovrà essere corrisposto il sussidio giornaliero nella misura di Lire 8 al marito, Lire 4 alla moglie e L. 3 alla figlia, nonché l’indennità mensile di Lire 50 per l’alloggio. Tale sussidio è stato loro corrisposto dalla Direzione del Campo di Concentr. sino a tutto il 16 corrente mese. Il Comando della Sezione CC. RR. di Lonigo è pregato di disporre sul conto degli internati di cui trattasi la debita vigilanza, segnalando qualsiasi eventuale risultanza”. Il 10 dicembre 1943 è arrestata dai carabinieri di Albettone e detenuta nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 viene deportata ad Auschwitz: muore in luogo e data ignoti.

GELTNER Renè (Renata), di Salomon e di Minka Sara, nata a Vienna il 1°.03.1931. Di nazionalità tedesca. Giunge con i famigliari ad Albettone il 21 ottobre 1941 proveniente dal campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Il 10 dicembre 1943 è arrestata dai carabinieri di Albettone e detenuta nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 viene deportata ad Auschwitz: muore in luogo e data ignoti.

 

I GUEN

GUEN Enrico, fu Israele e fu Anna Rotpand, nato a Cracovia il 03.06.1899. Coniugato con Golinger Gisella. Commerciante. Domiciliato a Karlsbad, poi a Merano. Apolide (ex polacco, ex cittadino italiano). Il 23 luglio 1939 la Questura di Bolzano gli rilasciò un certificato d’identità n. 016924. Raggiunse Bengasi insieme ad altri 302 ebrei profughi (“Gruppo Bengasi”). A seguito dell’inizio delle ostilità in Africa Settentrionale, fu internato nella città libica prima alla caserma Torelli, poi in un campo baraccato nel deserto. Per l’approssimarsi delle operazioni belliche fu imbarcato sul piroscafo “Esperia” e, con tutto il “Gruppo Bengasi”, giunse a Napoli il 29 agosto 1940. Dopo aver trascorso tre settimane nel carcere di Poggioreale, fu tradotto nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. in occasione dello svuotamento del campo di Ferramonti, fu chiesto agli internati di indicare le province preferite. Enrico scelse la provincia di Pisa e la Toscana in generale, ma l‘8 settembre 1941 il Ministero scrisse alla Prefettura di Cosenza e per conoscenza a quella di Vicenza, predisponendo il trasferimento di Enrico e Gisella nel Vicentino. Il direttore del campo di Ferramonti, Paolo Salvatore, il 14 ottobre inviò un telegramma a Vicenza spiegando che la sera prima, muniti di foglio di via obbligatorio, i Guen erano partiti (seguendo il percorso Mongrassano-Potenza-Foggia-Ravenna-Padova-Vicenza, per un costo di 100 £) con l’ordine di presentarsi a Vicenza entro tre giorni. I coniugi erano stati sussidiati  fino al giorno della partenza in quanto indigenti. Il 20 novembre il prefetto di Vicenza informò Roma e Cosenza che il 16 ottobre i Guen erano giunti ad Albettone dove furono internati e dove presero atto delle prescrizioni previste per legge. Quello stesso giorno il questore invitò il podestà di Albettone e i carabinieri di Lonigo a seguire l’iter stabilito (prescrizioni, sussidio, vigilanza). Il Maresciallo maggiore comandante la stazione di Lonigo, Vitantonio Scagliusi, assicurò la richiesta vigilanza. II due usufruirono dell’indennità di alloggio e del sussidio giornaliero, ma già il 12 novembre 1941 Enrico avanzò una richiesta al Ministero per ottenere un aumento. Il podestà la inviò alla Prefettura che la girò alla Questura. Il prefetto la inviò l’11 dicembre a Roma. Solo il 3 gennaio arrivò alla Prefettura di Vicenza la risposta che, come sempre in questi casi, non venne accolta. Il questore il 10 gennaio informò della cosa il podestà. Il 31 gennaio 1942 Enrico chiese al podestà un permesso per potersi recare a Vicenza per la cura dei denti. Il 4 febbraio il questore acconsentì ma “limitatamente ai giorni strettamente necessari ed a proprie spese” e “munito di autorizzazione scritta, che dovrà restituire, vistata da questo Ufficio, al suo ritorno costà”. Un successivo certificato medico dell’Ufficiale sanitario del Comune di Albettone, risalente al 15 maggio, indicava la necessità delle cure dentarie per entrambi i coniugi. Due giorni dopo il questore richiamò il podestà: “Agli internati […] è stato concesso, […], il permesso di recarsi in questa Città, per cure dentarie, senza prima aver ottenuta l’autorizzazione di questo Ufficio. Vi prego voler richiamare il dipendente personale ad attenersi per l’avvenire alle disposizioni a suo tempo impartite da questo Ufficio circa l’autorizzazione agli internati di potersi allontanare dal Comune di internamento”. Il 25 maggio il podestà trasmise al questore una nuova richiesta di Guen datata 24 maggio. Scopriamo dalla lettera del 29 maggio inviata dal questore al podestà di Lonigo che si trattava del trasferimento dei coniugi nel comune di Lonigo per motivi di salute. Per la precisione, Enrico scrisse che “essendo entrambi molto malati di denti hanno bisogno di frequenti cure da parte del medico specialista, che non si trova ad Albettone, e perciò sono costretti ad affrontare spese e difficoltà per viaggiare a scopo di cura, mentre a Lonigo vi ha il Dr. Veronese disposto a curarli in sito. A comprovare quanto sopra unisco certificato medico”. Il 3 giugno Antonio Muraro, podestà di Lonigo rigettò l’istanza “stante le difficoltà di trovare alloggio”. Dieci giorni dopo il questore informò il podestà di Albettone. Il 2 febbraio 1943 è trasferito da Albettone a Cortona. Il 25 settembre 1948 si trovava a Cinecittà, un mese dopo fu preso in carico dalle organizzazioni ebraiche, poi il 16 febbraio 1950 giunse nel centro di Bagnoli ed infine, il 4 marzo 1950, emigrò negli Stati Uniti, via Grohn – Bremen, e giunse a San Jose in California. 

GOLIGER Gisella, fu Oscar e di Giuseppina Loewenhaar, nata a Karlsbad (oggi Karlovy Vary in Cecoslovacchia) il 24.03.1904. Coniugata con Guen Enrico. Apolide (già cecoslovacca e poi polacca per matrimonio). Domiciliata a Karlsbad. La Questura di Bolzano le rilasciò un certificato d’identità n. 016923. Raggiunse Bengasi insieme ad altri 302 ebrei profughi (“Gruppo Bengasi”). A seguito dell’inizio delle ostilità in Africa Settentrionale fu internata nella città libica prima alla caserma Torelli, poi in un campo baraccato nel deserto. Per l’approssimarsi delle operazioni belliche fu imbarcata sul piroscafo “Esperia” e, con tutto il “Gruppo Bengasi”, giunse a Napoli il 29 agosto 1940. Dopo aver trascorso tre settimane nel carcere di Poggioreale, fu tradotta nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. I documenti relativi a Gisella sono simili a quelli del marito. Interessante una lettera del 17 novembre 1941 con la quale Gisella chiese al questore l’aumento del sussidio da £ 4 (somma prevista per le mogli) a £ 8, come il marito, osservando che “essa viene dalla Provincia di Cosenza, dove ugualmente come tutte le internate ha ricevuto il sussidio di Lire 8 giornaliere e si fa presente che risutla impossibile vivere con Lire 4 al giorno”. La prevedibili risposta negativa del questore, datata 26 dicembre aveva questo tono: “questo Ufficio non ha nessun provvedimento da adottare […], in quanto la misura del sussidio stesso è stata stabilita dal Ministero per tutti gli internati civili e quindi non suscettibile di modifiche”. Anche lei alle prese con le cure dentarie, il 1° aprile 1942 scrisse al Ministero dell’Interno, “reparto internati”: “La sottoscritta non possiede mezzi propri e non può dalle quattro lire di sussidio, che riceve al giorno, pagare la cura. Perciò la sottoscritta rivolge cortese domanda […] di voler concederla la medicazione gratuita, osservando che questa è la prima sua domanda tendente ad una medicazione gratuita, che si permette rivolgere durante i quasi due anni di internamento”. Il questore chiese al podestà la presentazione da parte di Gisella di un certificato medico “attestante la necessità e l’urgenza delle dure e la spesa approssimativa” in modo tale da poter chiedere l’autorizzazione ministeriale. Il certificato fu trasmesso il 20 aprile 1942 insieme a quello del marito, ma otto giorno dopo il questore ne chiese uno più specifico. Quando il 12 giugno Gisella chiese il permesso di potersi recare a Vicenza per le cure, il questore rispose (il 23) chiedendo nuovamente un certificato medico “attestante la necessità e l’urgenza della cura stessa”. Al 18 luglio risale un documento del prefetto che si rivolgeva all’omologo di Arezzo in quanto i Guen avevano chiesto il trasferimento a Cortona perché lì era internata la madre di Gisella, Giuseppina Lowenhaar. Nulla si mosse. Il 26 agosto il prefetto inviò una nuova domanda ma questa volta con un certificato medico allegato. Il nulla osta del Ministero arrivò il 28 ottobre. Il 4 novembre il questore di Vicenza avvisò il podestà di Albettone invitandola a munire i coniugi del foglio di via. Poi, il 16 dicembre 1942, il podestà avvertì la Questura che i Guen avevano chiesto di spostare la partenza a gennaio 1943 perché a Cortona non riuscivano a trovare un alloggio a causa dello sfollamento dalle città colpite da incursioni aeree. Quattro giorni e il questore acconsentì. Infine, il 28 gennaio 1943 partirono per Cortona. Il 2 febbraio 1943 il questore di Arezzo, De Paula, chiese al suo collega vicentino “ogni utile informazione sul contro degli internati”. La domanda fu girata al podestà di Albettone che rispose il 20 dicendo che non aveva documenti personali dei Guen da inviare e che i due avevano avuto il sussidio dal 14 ottobre 1941 al 28 gennaio 1943. Dopo la guerra emigrò a San Jose in California. 

 

Tra i documenti presenti negli Arolsen Archives, cercando “Guen Enrico” si arriva alla domanda presentata all’IRO da Golligerova Josefina nata Loewenhaar, madre di Gisella, vedova, nata il 24.09.1876 a Tarnopol, di cittadinanza cecoslovacca. Questo il suo percorso: dal 1938 al settembre 1939 era a Karlsbad insieme alla figlia e al genero; dopo l’annessione dei Sudeti, fuggirono e, con documenti regolari, si spostarono in via del Fascio 24 a Merano dove restarono fino all’ottobre del 1939; espulsi dall’Alto Adige, si spostarono a Verona, in piazza delle Erbe 2. A questo punto Gisella e suo marito raggiunsero Bengasi, ma non lei che non riuscì ad avere i documenti richiesti. Nel settembre 1940 Josefina fu arrestata e inviata nel campo di concentramento di Lagonegro (Potenza) dove rimase fino al maggio 1941 per passare a Venosa (fino a settembre) e di nuovo a Lagonegro (fino al maggio 1942). Arrivò quindi a Cortona dove si ricongiunse con la figlia e il genero. Con la liberazione dell’VIII Armata Britannica, avvenuta il 3 luglio 1944, rimase a Cortona presso la signorina Moretti in Borgo San Domenico 87. Ammalatasi, nel 1948 tornò a Merano; a settembre arrivò nell’ospedale “Dermosfil” in via Pace 9 a Milano e poi, dall’aprile 1949, nella casa di riposo dell’AJDC in via Cassia 292 a Roma. Essendo molto malata, il 18 agosto 1949 autorizzò Enrico Guen ad occuparsi del suo caso davanti all’IRO. I Guen vivevano a Roma in via Suplici, 157. Lo stesso Enrico era diventato un impiegato dell’AJDC. Lui e Gisella erano in attesa di partire per gli Stati Uniti dove avrebbero preparato il terreno per l’arrivo di Josefine.

 

I RUBINFELD

RUBINFELD Chaim, fu Israel e di Fraum (Traum) Chaja, nato a Grodek (Polonia) il 30.09.1897. Coniugato con Jenny Heuer Schöendel. Commerciante. Di nazionalità polacca. Domiciliato a Vienna. Quando entrò in Italia era munito di passaporto n. 353/37/40.317 – serie I n. 649670 rilasciato dal Consolato di Polonia a Vienna il 4 febbraio 1937 e rinnovato a Milano il 25 maggio 1940 con validità fino al 25 novembre 1940. Già residente a Milano, l’11 marzo 1941 risultava internato con i figli nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Al momento dello svuotamento del campo, i Rubinfeld indicarono, come province in cui essere internati, quelle di Como e di Novara. Il 5 settembre 1941, il Ministero dell’Interno si rivolse alla Prefettura di Cosenza, e per conoscenza a quella di Vicenza e al direttore di Ferramonti, per disporre il trasferimento di Chaim da Ferramonti ad un comune della provincia di Vicenza insieme alla moglie e ai due figli. Il 15 ottobre 1941 il direttore del campo, Paolo Salvatore, consegnò ai Rubinfeld il foglio di via con l’ordine di presentarsi al questore di Vicenza entro tre giorni. Con il biglietto speciale del costo di £ 200, la famiglia percorse in treno il tragitto da Mongrassano a Vicenza. Quello stesso giorno Paolo Salvatore inviò un telegramma alla Prefettura di Vicenza e per conoscenza al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Cosenza: “Ottemperanza ministeriale nr 448/117750 questa sera muniti foglio via obbligo presentarsi codesta Questr entro giorni tre sono partiti diretti costà […] Predetti sono stati sussidiati fino giorno partenza come indigenti Punto Prego comunicare arrivo”. Il 20 novembre 1941 il prefetto di Vicenza assicurò al Ministero, al suo omologo cosentino e al direttore di Ferramonti che la famiglia si era regolarmente presentata a Vicenza il 17 ottobre per poi essere internata ad Albettone, non senza essere stati sottoposti alla lettura delle prescrizioni. Alla famiglia fu concessa l’indennità di alloggio di 50 £ mensili e un sussidio giornaliero di 8 £ per il capofamiglia, 4 per la moglie e 3 per ciascun figlio. Lo stesso 17 ottobre il questore consegnò ai Rubinfeld il foglio di via per Albettone con l’ingiunzione di presentarsi al podestà entro il giorno successivo. Nel contempo il questore avvisava il podestà dell’arrivo della famiglia, avvisandolo di far loro presenti le prescrizioni (“già comunicate con la circolare di questo Ufficio n. 0360 del 3 aprile scorso, in occasione dell’internamento di sudditi albanesi”) e di disporre la loro osservanza d’intesa con i Carabinieri di Lonigo che avrebbero dovuto segnalare qualsiasi “eventuale risultanza” frutto della “debita vigilanza”. Il 21 ottobre il Maresciallo maggiore comandante della sezione di Lonigo, Vitantonio Scagliusi, assicurò di aver preso visione della comunicazione del questore. Il 29 marzo 1942 Chaim chiese l’autorizzazione per recarsi a Vicenza per cure dentarie, “con probabile bisogno di radiografia”. Il 2 aprile il questore scrisse al podestà di Albettone per invitare Rubinfeld a produrre un certificato medico attestante “la necessità e l’urgenza della cura”. Il 27 maggio Chaim rinnovò la sua richiesta allegando il certificato richiesto e scrivendo che aveva “già fatto una domanda 6 settimane fa, ma non avuto nessun risposta”. Il certificato medico, firmato dall’ufficiale sanitario di Albettone, fu redatto il 23 maggio. Il 29 maggio la Questura gli concesse l’autorizzazione per recarsi a Vicenza a sue spese, limitatamente ai giorni strettamente necessari e con l’obbligo di presentarsi in Questura con un’autorizzazione scritta del podestà che sarebbe stata controfirmata dal questore stesso. Risale al 18 luglio 1942 una comunicazione del prefetto di Vicenza inviata a Milano e al Ministero dell’Interno e relativa alla domanda di Chaim tendente ad ottenere il permesso di mandare il figlio Edoardo, di 10 anni, a Milano per frequentare la scuola israelitica “Alessandro da Fano”, che si trovava in via Eupili 6. Il 4 agosto il prefetto di Milano confermò che effettivamente Edoardo doveva recarsi lì per frequentare l’anno scolastico 1942-1943 ed espresse parere favorevole. Non risultano risposte al riguardo. Il 3 novembre Chaim chiese nuovamente l’autorizzazione per recarsi a Vicenza per cure dentarie, accludendo il certificato del dottor Anzi. Una settimana dopo il questore chiese ai Carabinieri di Albettone di accertare se le cure fossero necessarie. Il 15 novembre l’appuntato comandante interinale della stazione dei Carabinieri di Albettone, Giacomo Tavernaro, rispose di aver interrogato l’internato e di aver accertato che doveva farsi estrarre due denti, “ma con ciò non è da ritenersi che sia un caso urgente o necessario, si tratta di lievi dolori”. Il 19 novembre il questore concesse il permesso. dello stesso mese. Tempo dopo, il 1° settembre 1943,il questore scrisse al podestà di Albettone perché Chaim aveva presentato un’istanza per ottenere l’iscrizione di Edoardo, in quel momento dodicenne, alla scuola media israelitica di Padova per l’anno scolastico 1943-1944. Il questore indirizzò Chaim al Ministero dell’Interno, l’unico a poter concedere tale autorizzazione. Il 10 dicembre 1943 Chaim fu arrestato da italiani e detenuto nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu prelevato e deportato ad Auschwitz dove arrivò il 6 febbraio Morì in luogo e data ignoti.

HEUER Schöndel (Schoendel) Jenny (Jenni, Eugenia), di Israel e di Chaja Weininger, nata a Strojnetz (Romania) il 02.12.1904. Coniugata con Chaim Rubinfeld. Casalinga. Apolide (ex cittadina polacca). I documenti relativi a Jenny sono gli stessi presenti nel fascicolo del marito, tranne per alcune richieste personali relative alla cura urgente dei denti (domanda risalente al 28 agosto 1942, con interessamento del questore del 5 settembre, nulla osta dei Carabinieri dell’11 settembre e autorizzazione del questore del 17 settembre). Il 20 gennaio 1943 il questore di Milano rispose a quello di Vicenza “per rintraccio vigilanza” specificando che Jenny si era “trasferita” ad Albettone. Un documento del 25 gennaio della Questura di Vicenza tornava sull’argomento comunicando che Jenny era internata ad Albettone con il marito e i figli, dal 17 ottobre 1941 proveniente dal campo di Ferramonti di Tarsia. Il 10 dicembre 1943 fu arrestata dai carabinieri e detenuta nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu deportata ad Auschwitz dove arrivò il 6 febbraio. Morì in luogo e data ignoti. Il 28 settembre 1945 il sindaco di Albettone, Giovanni Longo, scrisse alla Questura di Vicenza quanto segue: “In questo Comune nel 1943 era internata la signora eugenia Rubinfeld moglie di Heinrich Rubinfeld di razza ebraica e due suoi bambini. Amici della nominata chiedono a questo Comune notizie di tale famiglia. Prego voler comunicare le notizie che potrete raccogliere dal vostro archivio. Nel dicembre 1943 detti internati furono trasferiti in codesta città”. Il 3 ottobre il questore rispose comunicando che “l’ex internata […], in data 30 gennaio 1944. è stata prelevata dalle S.S. tedesche e deportata in località che questo ufficio sconosce”.

 

RUBINFELD Edward (Edoardo), di Chaim e di Jenny Heuer Schöendel, nato a Vienna il 25.01.1932. Scolaro. Di nazionalità polacca. Per ulteriori informazioni si vedano le voci dedicate ai gen

itori. Il 10 dicembre 1943 fu arrestato da italiani e detenuto nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz. Insieme alla sorella Erika, fu ucciso all’arrivo ad Auschwitz il 6 febbraio 1944. L’ultimo documento che lo riguarda è conservato presso l’Archivio della

 Comunità ebraica di Padova la cui scuola  effettivamente si presentò per superare gli esami finali previsti per il completamente del grado superiore delle scuole elementari (anno scolastico 1942-1943). Ottenne lodevole in Religione, Aritmetica e contabilità, Geografia, Disciplina (condotta), Igiene e cura della persona; buono in Canto, Storia e cultura fascista, Lavori donneschi e manuali; sufficiente in Disegno e bella scrittura, Lettura espressiva e recitazione, Lettura ed esercizi scritti di lingua, Scienze fisiche e naturali e igiene, Nozioni di diritto e di economia, Educazione fisica.

 

RUBINFELD Erika (Erica), di Chaim e di Jenny Heuer Schoendel, nata a Vienna il 10.12.1937. Di nazionalità polacca. Per ulteriori informazioni si vedano le voci dedicate ai genitori. Il 10 dicembre 1943 fu arrestata da italiani e detenuta nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu deportata ad Auschwitz. Insieme al fratello Edoardo, fu uccisa all’arrivo ad Auschwitz il 6 febbraio 1944.

 

I LUBLINSKJ

LUBLINSKJ STUCZJNSKI Lipa (Leopoldo), di Israel e di Belous Bronja, nato a Sokolka (Polonia) il 23.05.1885. Coniugato con Anna Sluckin. Commerciante di legnami. Di nazionalità polacca (ex polacco). Domiciliato a Varsavia prima del suo internamento. Era entrato nel regno d’Italia con il passaporto n° 5-I-40 – serie II n. 205383 rilasciato a Varsavia il 18 settembre 1940 e lì rinnovato e reso valido sino al 30 giugno 1940. Raggiunse Bengasi insieme ad altri 302 ebrei profughi (“Gruppo Bengasi”). A seguito dell’inizio delle ostilità in Africa Settentrionale fu internato nella città libica prima alla caserma Torelli e poi in un campo baraccato nel deserto. A causa dell’approssimarsi delle operazioni belliche, fu imbarcato sul piroscafo “Esperia” e, con tutto il “Gruppo Bengasi”, giunse a Napoli il 29 agosto 1940. Dopo aver trascorso tre settimane nel carcere di Poggioreale fu tradotto nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Al momento dello svuotamento del campo, Lipa indicò, come province in cui essere internati, quelle di Vicenza, Verona, Cuneo e Siena. Il 31 agosto 1941, il Ministero dell’Interno si rivolse alla Prefettura di Cosenza, e per conoscenza a quella di Vicenza e al direttore di Ferramonti, per disporre il trasferimento di Chaim da Ferramonti ad un comune della provincia di Vicenza insieme alla moglie Anna. Il 16 ottobre 1941 il direttore del campo, Paolo Salvatore, consegnò ai Lublinskj il foglio di via con l’ordine di presentarsi al questore di Vicenza entro il giorno 20. Con il biglietto speciale del costo di £ 100, i coniugi percorsero in treno il tragitto da Mongrassano a Vicenza. Il 17 Paolo Salvatore inviò un telegramma alla Prefettura di Vicenza e per conoscenza al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Cosenza: “Ottemperanza ministeriale nr 448/306128 questa sera muniti foglio via obbligo presentarsi codesta Questura entro il giorni venti sono partiti via obbligo presentarsi ebrei internati […] Predetti sono stati sussidiati fino giorno partenza come indigenti Punto Prego comunicare arrivo”. Il 21 ottobre 1941 il questore scrisse al podestà di Albettone, e per conoscenza ai Carabinieri di Lonigo e all’Ufficio Ragioneria della Prefettura di Vicenza, per informarli del trasferimento di Lipa e Anna avviati ad Albettone il 18 ottobre, con l’ingiunzione di presentarsi al podestà stesso entro un giorno. Chiese, inoltre, si sottoporli alle prescrizioni (“già comunicate con la circolare di questo Ufficio n. 0360 del 3 aprile u. sc., relativa all’internamento di sudditi albanesi”) e di disporre la loro osservanza d’intesa con i Carabinieri di Lonigo che avrebbero dovuto segnalare qualsiasi “eventuale risultanza” frutto della “debita vigilanza”. Ai coniugi fu concessa l’indennità di alloggio di 50 £ mensili e un sussidio giornaliero di 8 £ per il capofamiglia e 4 per la moglie. Il 20 novembre il prefetto di Vicenza assicurò al Ministero dell’Interno che Lipa e Anna si erano presentati il 19 ottobre ed erano stati internati ad Albettone. Il 27 ottobre il Maresciallo maggiore comandante della sezione di Lonigo, Vitantonio Scagliusi, assicurò di aver preso visione della comunicazione del questore. Il 28 ottobre 1941 il podestà di Albettone inoltrò alla Prefettura di Vicenza la domanda di Lipa tendente ad ottenere l’aumento del sussidio. L’11 dicembre 1941 il prefetto la trasmise al Ministero dell’Interno e il 13 gennaio 1942, dopo aver ricevuto la comunicazione ministeriale sei giorni prima, il questore di Vicenza avvisò il podestà che la domanda non poteva essere accolta. Il 1° luglio 1942 I coniugi avanzarono la richiesta di recarsi a Vicenza “per aggiustare e lavre i nostri denti, dal medico specialista. Siamo internati già da due anni e non abbiamo avuto occasione prima d’ora di portarci in città”. Allegarono  certificato medico. Dopo aver chiesto il 7 luglio il parere del Comando dei carabinieri, che risposero tre giorni dopo evidenziando che i coniugi non avevano “durante il tempo che sono qui internati dato mai luogo ad inconvenienti ed essendo elementi molto rispettosi alle restrizioni cui sono sottoposti” (nota del brigadiere a piedi Rodolfo Bagozzi), il questore il 14 luglio concesse l’autorizzazione perché potessero recarsi a Vicenza a loro spese, limitatamente ai giorni strettamente necessari e con l’obbligo di presentarsi in Questura con un’autorizzazione scritta del podestà che sarebbe stata controfirmata dal questore stesso. Una nuova richiesta per cure dentarie fu inoltrata da Lipa e Anna il 7 dicembre 1942, riproposero la stessa domanda e, dopo l’usuale trafila burocratica, il 22 ottennero il permesso.

Tra i documenti dell’Archivio di Stato di Vicenza ci sono anche documenti di natura diversa. Ad esempio il 14 settembre 1943 Judith Stuczynski da Gerusalemme inviò un messaggio ad Anna tramite la War Organisation of the British Red Cross and Order of St. John, che a sua volta si appoggiò alla Croce Rossa di Ginevra e di Roma:

“Mia amata! Abbiamo ricevuto il tuo messaggio di giugno e luglio. […] rifiutato irrimediabilmente qualsiasi aiuto non finanziario dai parenti. Congratulati per il compleanno della mamma. Auguri di buona salute. Bacia Rita”. 

Il 21 aprile  e il 2 giugno 1944 la Croce Rossa Italiana si rivolse al signor Lublinski Stczynski al fine di trasmettere il messaggio pervenuto e specificando le modalità per rispondere. Il 10 maggio il consigliere sovrintendente dell’Ufficio Prigionieri e ricerche notificò alla Questura di Vicenza di aver ricevuto la nota della Questura stessa inviata cinque giorni prima, ma che non era presente l’incarto che aveva indicato di voler restituire. Del 1° maggio 1944 era un messaggio del questore di Vicenza diretto alla Croce Rossa Italiana – Comitato provinciale di Vicenza: “In risposta alla nota del 21 aprile u. s. si restituisce l’unito incarto, significando che lo straniero indicato in oggetto non trovasi più internato in questa Provincia e questo ufficio sconosce l’attuale sua dimora”. Il 13 giugno 1944 un ulteriore comunicato, che si riferiva alla precedente nota del 5 maggio, confermò che la “famiglia indicata in oggetto non trovasi più internata in questa Provincia e questo ufficio sconosce l’attuale sua dimora”. Una risposta evasiva quella della Questura che sapeva bene che i coniugi erano stati consegnati alle SS. Il 17 dicembre 1944 dal Ministero dell’Interno partì una “riservata urgente”, firmata dal capo della Polizia e diretta al questore di Vicenza. Si affermava che dalla Croce Rossa era pervenuta la seguente lettera: “si prega di voler fornire l’indirizzo esatto dell’Internata Civile straniera Lublinski Stuczjnski Anna, già internata nel Campo di Concentramento (sic) di Albettone (Vicenza). Si richiede il detto indirizzo per poterle inviare un messaggio a lei diretto, giacente presso questo Ufficio”. Il 29 dicembre il questore rispose dando delle informazioni che suscitano ancora perplessità: “[…] dopo gli avvenimenti dell’8 settembre 1943, si è arbitrariamente allontanato da detto Comune per ignota destinazione”. 

La realtà è che il 10 dicembre 1943 Lipa era stato arrestato da italiani e detenuto nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Poi, per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz dove giunse il 6 febbraio. Morì in luogo e data ignoti.

Il 26 febbraio 1945 il commissario prefettizio di Tonezza del Cimone inviò una raccomandata alla Questura Repubblicana, trasmettendo il messaggio che la Croce Rossa voleva recapitare ad Anna, “già internata nel Campo di Concentramento ebrei di Tonezza, sciolto il 30 gennaio 1944”. Il commissario chiedeva quindi al questore di recapitare ad Anna il messaggio. Il 9 marzo 1945, il questore aveva scritto al Comitato provinciale della CRI: “Si restituisce a codesto Comitato provinciale l’unito messaggio diretto alla persona in oggetto, qui pervenuto dal Municipio di Tonezza, significando che non è possibile recapitarlo, poiché l’internata dopo gli avvenimenti dell’8 sett. 1943, si è arbitrariamente allontanata dal Comune di Albettone ove era internata, per ignota destinazione”. La Questura insisteva con questa versione dei fatti, nonostante nell’oggetto indicasse questa volta che Anna era stata internata nel campo di Tonezza.

 

SLUCKIN Anna, di Beniamino e di Sochor Ljuba (Luba), nata a Grodno (Polonia) il 02.11.1901. Coniugata con Lipa Lublinskj Stuczjnski. Casalinga. Di nazionalità polacca (ex polacca). I documenti relativi a Jenny sono gli stessi presenti nel fascicolo del marito, tranne per alcune richieste personali. Il 21 aprile 1942 scrisse alla Questura di Vicenza, rivolgendo “gentile supplica affinché si compiaccia concedermi l’autorizzazione di venire in città per aggiustare gli occhiali di mio marito Leopoldo, che è nell’assoluta impossibilità di vedere senza di essi. Mi permetto inoltre far presente a codesta On. Questura che, essendo il nostro sussidio mensile di £ 360 e dovendo con questi soldi soddisfare le spese del vitto ed inoltre pagare £ 60 per il gas, ci troviamo nell’impossibilità di soddisfare alle spese del viaggio e della relativa saldatura degli occhiali necessitando gli stessi d’un telaio nuovo. Rivolgo quindi altra supplica affinché codesta On. Questura si compiaccia di venire a noi in aiuto. A quanto ammonterà la spesa per gli occhiali non posso renderlo noto non essendoci qui alcun ottico che possa precisarlo”. Anna allegò un certificato dell’ufficiale sanitario di Albettone, datato 20 aprile. Il 21 il commissario prefettizio inoltrò l’istanza alla Questura che, il 27 aprile, accolse la richiesta dandole il permesso di recarsi a Vicenza per un solo giorno e a condizione di sostenere le dovute spese. Il 10 dicembre 1943 Anna fu arrestata da italiani e detenuta nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Per ordine delle autorità tedesche il 30 gennaio 1944 fu deportata ad Auschwitz dove giunse il 6 febbraio. Morì in luogo e data ignoti.

 

Nel 2014 Hana Hanner, nipote di Anna e Lipa e figlia di Rita (Friederika), contattò il prof. Spinelli via mail. Clicca qui per conoscere informazioni, documenti e foto inviati da Hana.

 

 

Dati

  • Internati totali: 11
  • Maschi: 5
  • Femmine: 6
  • Nuclei familiari: 4
  • Persone sole: 0
  • Minorenni al 1943: 3
  • Deportati: 9
  • Internati sopravvissuti: 2
  • Percorso di internamento: 7 Milano-Ferramonti-Albettone-Tonezza del Cimone; 2 Bengasi-Napoli-Ferramonti-Albettone-Tonezza del Cimone; 2 Bengasi-Napoli-Ferramonti-Albettone-Cortona.
  • Nazionalità: 9 polacchi (di cui 3 nati a Vienna), 1 di origine cecoslovacca (sposata con un polacco), 1 di origine romena (sposata con un polacco)    
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