La confisca dei beni ebraici in provincia di Vicenza

La confisca dei beni ebraici in provincia di Vicenza

 

Si riportano le informazioni presenti in ACS, Ministero della Finanze, Beni Ebraici, b 92, f. Vicenza A-Z e f. Vicenza Corrispondenza generale.

Gli ebrei destinatari dei decreti di confisca sono ripotati in ordine alfabetico. In alcuni casi, però, sono stati inseriti in base ai rapporti di parentela. 

Il capo della provincia di Vicenza emise dei decreti indicati con Divisione I Prot. n. 80. Quando la pratica arrivava al Ministero delle Finanze, per ciascuna confisca veniva aperto un fascicolo sul quale veniva apposto il timbro “Servizi beni ebraici. Decreto di confisca n.”. In questa pagina sono indicate le date in cui Dinale o Preti emisero i decreti, ma anche il numero e la data del decreto del Ministero.

Con l’asterisco sono indicati gli ebrei stranieri internati nel vicentino tra il 1941 e il 1943.

Per informazioni sulle confische volute dal fascismo, prima e dopo l’armistizio, si veda il capitolo 2 della tesi di laurea di Annamaria Colombo (qui), il lavoro di Michele Sarfatti presente sul suo sito (La normativa antiebraica del 1943-1945 sulla spoliazione dei beni) e la relazione della Commissione Anselmi (qui).

 

ASCOLI RENZO fu Prospero

Il 17 luglio 1944 il nuovo capo della provincia di Vicenza, Edgardo Preti, decretò la confisca dei beni dell’avvocato Renzo Ascoli nel comune di Monteviale (decreto n. 4091 del 29.8.1944 Min.). Si tratta di un fabbricato rurale, di boschi cedui, prati e seminativi arborati e non, per complessivi 14 ettari ed un reddito di £ 2830,97. 

 

AZRIEL DANILO*

Relativamente al fascicolo Vicenza A-Z, la prima pratica è quella di Azriel (indicato come Asriel) Danilo e riguarda il “deposito nominativo n. 2306”. Pochi documenti da cui si evince che il 26 febbraio 1944 il direttore generale della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno “denunciò” a Neos Dinale, capo della provincia di Vicenza, il capitale di Danilo: £ 3426,20. In considerazione del DL del Duce del 4 gennaio 1944, Dinale, il 25 aprile, si occupò del decreto (n. 782 del 10.5.1944 Min.)  con il quale stabilì la confisca dei beni di Azriel e il loro passaggio all’EGELI (Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare).

Ricordiamo che Danilo Azriel era internato a Sandrigo. Per ulteriori informazioni, clicca qui.

 

BIANCHINI ANNA

Con il decreto del 21 aprile 1944 (n. 727 dell’8.5.1944 Min.), Neos Dinale dispose la confisca, presso la Banca Commerciale Italiana di Vicenza, di buoni del tesoro nominali, per un valore di £ 75000, e di £ 12902 su un conto corrente. 

 

BONDY OSCAR fu Giuseppe e EDVIGE fu Enrico

A seguito della denuncia della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno del 26 febbraio, Dinale poté decretare la confisca delle 581,30 £ presenti sul conto (decreto dell’11 aprile 1944; n. 306 del 21.4.1944 Min.).

 

BRAUN (Braum) LODOVICO*

Internato a Noventa Vicentina nel novembre 1941, Braun era già stato ucciso ad Auschwitz quando Neos Dinale, il 24 aprile 1944, decise di confiscare (decreto n. 807 del 10.5.1944 Min.), i 2 libretti di risparmio della Banca Popolare di Vicenza sui quali erano stati depositati 11,95 e 4,20 £.

 

BUCHLER ARPAD e RENÈ*

Come per Azriel, la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno indicò in £ 2,65 (0,20 € di oggi) il capitale dei coniugi Buchler, internati a Malo con il resto della famiglia. Il decreto di confisca risale al 20 aprile 1944 (n. 809 del 10.5.1944 Min.). C’è un altro fascicolo dedicato ad Arpad che riporta i beni immobili confiscati con il decreto del 22 marzo (n. 144 del 5.4.1944 Min.).

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BUCHLER BELA e TENCER ETTA*

I coniugi erano stati internati a Marostica e subito dopo l’armistizio fuggirono verso Urbino. Il 21 aprile Dinale (decreto n. 721 dell’8.5.1944 Min.) confiscò tutti i beni, dalle scarpe ai cappelli, dalle “gravatte” alle mutande, per non citare la “pentola di alluminio con coperchio”. Nell’elenco figura anche una voce dedicata a “documenti vari privati”. I beni erano stati oggetto di una nota del 16 dicembre 1943 redatta dai Carabinieri di Marostica e firmata dal Maresciallo Salvatore De Laco, quando controllarono i locali di via XX Settembre in cui si erano sistemati, presso Gino Matteazzi.

ll decreto di confisca dei beni di Buchler Bela e Tenzer Etta

 

CAMPOSTELLA GUIDO

Il 20 aprile 1944, Dinale si occupò anche di Campostella decretando così la confisca di un libretto di risparmio presso l’Istituto di Credito Italiano di Vicenza (per £ 36), di un conto corrente presso la Banca Nazionale del Lavoro (per £ 87) e di buoni tesoro del valore di £ 500 (decreto n. 730 dell’8.5.1944 Min.).

 

CASSUTO SAMUELE LEONARDO

Più tardi rispetto alle altre confische, il 17 gennaio 1945, il capo della provincia Edgardo Preti dispose la confisca (decreto n. 9432; n. 8088 del 6.2.1945 Min.) di una somma di £ 43.595 riferita ad un mandato della Ragioneria Centrale presso il Sottosegretariato di Stato per la Marina. Si intendeva che la Ragioneria avrebbe dovuto versare la somma all’EGELI.

 

CZOPP BERNAR (Bernardo)*

Anche in questo caso le autorità si accanirono sui beni di un ebreo consegnato nelle mani dei nazisti il 30 gennaio 1944 (per ulteriori informazioni cliccare qui). Il capitale, vincolato a termine con scadenza al 6 luglio 1944, ammontava a £ 93.602,20 e fu confiscato il 21 aprile 1944 (decreto n. 729 dell’8.5.1944 Min.).

 

DARVAS ALADAR*

Al 19 aprile 1944 risale la decisione (decreto n. 734 del 9.5.1944 Min.) di confiscare ad Aladar, già internato con la moglie Stefania Schulzer a Caltrano, un libretto postale, su cui erano depositate 50 £, e 3 valigie contenenti “2 camicie da notte, 1 costume da bagno, 3 vestaglie, 2 blouses, 5 paia mutande, 1 camicia, 1 paio scarpe da donna, 1 coperta cotone, 1 paio pantaloni, 2 camicie da uomo, 1 paio di calze, 1 sottana”. Il consegnatario dei beni fu Francesco Sandonà.

 

DARVAS PAOLO*

Fratello di Aladar, internato come lui a Caltrano, Paolo si vide confiscare con il decreto del 15 aprile 1944 (n. 556 del 3.5.1944 Min.), un libretto postale con £ 2300 e 3 valigie. Il consegnatario dei beni fu Alessio Brazzale.

I beni confiscati a Paolo Darvas

 

ENGELSRATH GIUSEPPE*

Giuseppe era stato internato a Breganze e durante quel periodo depositò i suoi risparmi sul libretto della Banca Popolare di Vicenza. Al momento della confisca, avvenuta il 20 aprile 1944 con il consueto decreto (n. 733 del 9.5.1944 Min.), erano presenti 234,70 £.

 

ENGELSTEIN M.*

Considerata l’iniziale presente sui documenti, possiamo dire che si tratta sicuramente di Moses, internato a Brendola. Il decreto di confisca del 17 gennaio 1945 (n. 8089 del 6.2.1945 Min.) gli portò via un assegno di £ 2000 emesso dall’Istituto di Credito Italiano. Già nelle mani del Commissario prefettizio di Brendola, quest’ultimo avrebbe provveduto a versarlo all’EGELI.

 

FOELKEL CARLO

Dinale, con il decreto dell’8 aprile 1944 (n. 305 del 21.4.1944 Min.), elencò i beni sottratti a Carlo Fölkel, figlio di Alfredo, ingegnere (laureatosi a Venezia il 5 luglio 1921), che si trovava a Schio con la zia Enrica Steif, fu Sigismondo (si veda la diapositiva 8 presente qui). In precedenza, il 10 dicembre 1943, il vice capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Schio, alla presenza del capo dei Vigili urbani, Antonio Montella, e del vigile, Silvio Grigolo, erano entrati nell’abitazione dei due ebrei descrivendone il contenuto e indicandone il valore approssimativo. Secondo i loro calcoli l’insieme degli oggetti valeva £  7780. A ciò Dinale aggiunse i titoli presenti presso la Banca Commerciale Italiana di Vicenza (129 azioni Montecatini, 50 Adriatica Elettricità, 3 Italgas) e un saldo a credito di £ 9.425,75. Il 7 febbraio 1945 il Ministro Gianpietro Pellegrini autorizzò l’EGELI a “saldare il credito di £ 29.403,40 vantato dall’Ospedale Civile di Schio” per le spese di degenza e cura. Sulla famiglia Fölkel si veda il testo presente qui.

Il decreto di confisca dei beni di Carlo Folkel

STEIF ENRICHETTA

La pratica per la confisca dei beni di Enrichetta (zia di Carlo), ufficializzata dal decreto di Dinale datato 21 aprile 1944 (n. 724 dell’8.5.1944 Min.), indicò in £ 155.408 il valore approssimativo del saldo presente sul conto della Banca Commerciale Italiana di Vicenza e di diversi  titoli depositati presso la stessa banca. 

 

FISCHER GABRIELLA*

Gabriella era stata internata a Malo con i suoi tre bambini di 3, 5 e 6 anni. Fuggendo lasciò 7 berretti da bambino, 3 cravatte, 1 costume da bagno in lana, 2 borse contenenti oggetti religiosi ed 1 manto sacerdotale, 1 fascia da collo, 3 pantaloncini da bambino, 1 golf in lana da donna, 3 magliette da bambino, 1 paltò da donna, 9 paia di mutande da bambini, 2 paia di mutande da donna, 4 cuscini di piuma d’oca, 1 paio di guanti in camoscio da donna. Il decreto di confisca porta la data del 21 marzo 1944 (n. 138 del 5.4.1944 Min.). 

 

GOLDSTEIN ALFREDO*

Internato ad Arsiero con la moglie e due figli, gli furono confiscati un libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza di £ 1. Il decreto firmato da Neos Dinale risale al 26 aprile 1944 (n. 795 del 10.5.1944 Min.).

 

GRAZIANI ETTORE fu Abramo

Lo stesso giorno, le stesse persone che a Schio si erano occupate della confisca dei beni di Carlo Foelkel stilarono l’elenco dei mobili di Ettore Graziani per un valore approssimativo totale di £ 3.120. Il decreto di Dinale, però, è del 31 marzo 1944 (n. 231 del 17.4.1944 Min.). In quella sede aggiunse ai mobili la confisca di £ 15,5 presenti su un libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza. Dopo l’arresto, Graziani morì nel campo di Bolzano il 16 aprile 1945.

Parte del decreto di confisca relativo ad Ettore Graziani

 

GRAZIANI ATTILIO

Le 15,30 £ confiscate, con il decreto del 15 aprile 1944 (n. 731 del 9.5.1944 Min.), sul libretto della Banca Cattolica del Veneto (sede di Vicenza) lasciarono insoddisfatte le autorità tant’è che dal Ministero delle Finanze lamentarono “l’esiguità del saldo del conto bancario”. Così chiesero “che siano accertate l’epoca e le circostanze dei prelevamenti effettuati sul conto stesso, nonché le conseguenti eventuali responsabilità a carico di coloro che abbiano favorito l’ebreo in questione prestandosi per depositi fiduciari, per donazioni fittizie o per qualsiasi altro mezzo atto ad eludere le leggi razziali”. Tra i documenti non risultano ulteriori sviluppi.

 

HERTMANN PAOLO*

A Paul, già internato a Caltrano, il 23 marzo 1944 (decreto n. 135 del 5.4.1944 Min.) confiscarono £ 5 presenti sul libretto postale.

 

HLAWATSCH ELENA*

Anche Elena era un’internata, per la precisione a Montecchio Maggiore. L’inventario fu firmato dal podestà e da Margherita Zanovello presso cui si era stabilita Elena e dove erano stati lasciati 2 paia di scarpe da donna usate, 1 paio di pantofole per camera, 4 asciugatoi, 3 paia di guanti usati in pelle, 1 cuffia di gomma da bagno, 2 camicie da notte in seta, 4 retine da notte per capelli, 1 costume da bagno in tela, 1 giacca verde-azzurra, 4 paia di calzettini di cotone, 1 reggipetto, 2 reggicalze, 1 vestaglia da camera di cotone, 1 camicetta per l’estate, 5 paia di mutande usate in seta, 2 spazzole da scarpe, 1 spazzola da panni, 3 portapanni, 1 fornello elettrico, 1 paio di occhiali da vista, 2 valigie, 1 collana di perle, medicinali, un po’ di cancelleria, alcune fotografie, preparati per il bucato. Il 29 marzo Dinale ribadì il tutto nel consueto decreto di confisca (n. 303 del 21.4.1944 Min.).

 

JAGODA JACKOB*

Sempre a Montecchio Maggiore, Jakob fu internato con la moglie e la figlia. Il 22 dicembre 1943 il podestà accertò, anche grazie a Nella Lanuzzi che aveva in consegna i beni degli Jagoda, la presenza di 4 coperte, 2 cuscini di piume, 1 paio di pantaloni usati, 1 paio di sandali per uomo usati, 1 cappello da donna, 3 valigie, 1 baule di legno grande chiuso, alcuni oggetti di posateria, kg. 4 e mezzo di pasta tipo unico.  Il decreto di Dinale arrivò il 4 aprile 1944 (n. 304 del 21.4.1944 Min.).

 

JUNGWIRT GIACOMO*

L’11 aprile 1944 Dinale firmò il decreto di confisca (n. 307 del 21.4.1944 Min.) dei beni appartenuti a Giacomo Jungwirt, internato a Caltrano insieme al fratello Lawoslav. Anche lui fuggito dopo l’8 settembre, lasciò dietro di sé 1 soprabito da uomo, 1 paio di pantaloni, 1 giacca, 2 paia di scarpe, 1 paia di mutande, 1 paia di guanti, 2 cravatte e 1 cassetta contenente materiale fotografico. Va evidenziato che le fascicolo di Jungwirt è presente l’inventario, firmato dal podestà il 22 dicembre 1943, riguardante diversi ebrei “internati in questo comune (ora irreperibili)” e presenti in questa pagina (Aladar e Paolo Darvas, Vladimiro Wolmuth, Israel Katz, Paolo Hertmann, oltre ovviamente a Jungwirt).

 

IERSEN GIUSEPPE

L’elenco dei beni, firmato dal commissario prefettizio Toniolo di Camisano Vicentino, si riferiscono probabilmente a Jassem che fu internato insieme alla moglie, Laye Geiger. Quell’inventario fu poi ricopiato da Dinale nel suo decreto di confisca del 24 marzo 1944 (n. 136 del 5.4.1944 Min.).

 

IOSIP GIUSEPPE e KORIAN EVA*

Il bottino di Neos Dinale, notificato il 26 aprile 1944 (decreto n. 798 del 10.5.1944 Min.), ammontava a £ 14.10 trovate sul libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza. I proprietari erano Giuseppe Korian e Stein Eva, già internati a Noventa Vicentina con la figlia Irene e suo marito Otto. Un’altra pratica riporta la confisca del 23 marzo 1944 (decreto n. 140 del 5.4.1944 Min.) di un deposito di risparmio contenente £ 4,35 e intestato a Giuseppe Korian. 

 

KANITZ STEFANO fu Isidoro

Il 26 marzo 1944 a Stefano furono confiscate ufficialmente due case, una in viale Monte Grappa 9 e una in viale De Amicis 16, e un terreno (decreto n. 149 del 7.4.1944 Min.).

 

KATZ ISRAEL*

Magro bottino quello derivato dalla confisca dei beni di Israel, già internato a Caltrano: 1 valigia contenente 5 camicie, 2 vestiti da uomo, 1 maglia e 1 paltò. Il decreto di Dinale è del 19 aprile 1944 (n. 555 del 3.5.1944 Min.)

 

KRAMER CARLO*

Già internato a Breganze, dopo la fuga lascia dietro di sé un libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza con 662 £. Il decreto di confisca è del 21 aprile 1944 (n. 723 dell’8.5.1944 Min.).

 

KRAMM EMILIO*

Emil e la moglie Ester, internati a Barbarano Vicentino, furono deportati e uccisi ad Auschwitz. Il 26 aprile 1944, pochi mesi dopo la loro morte, Neos Dinale firmava il decreto di confisca (n. 780 del 10.5.1944 Min.) con cui dava in gestione all’EGELI un assegno della Cassa di Risparmio di Vicenza n. 2788719, datato 26 gennaio 1944, per 1500 £. In quei giorni Emil ed Ester si trovavano nel campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone. Nel documento di confisca, infatti, scrissero “ebreo Kramm Emilio da Tinezza” (sic).

 

LATTES LAURA

Due le pratiche riguardanti Laura Lattes: il decreto del 21 aprile (n. 726 dell’8.5.1944 Min.) e quello del 10 maggio 1944 (n. 1268 del 26.5.1944 Min.). Con il primo fu sequestrato un conto corrente aperto presso la Banca Commerciale Italiana di Vicenza e sui erano depositati 177 £; con il secondo Neos Dinale confiscò un deposito nominativo presso la Cassa di Risparmio di Vicenza con 411,43 £.

Inoltre, dal fondo ACS, MF, Beni ebraici, Vicenza A-Z Corrispondenza generale, b. 92, si scopre un terzo decreto, datato 6 maggio 1944, con cui fu confiscato un buono del tesoro novennale con scadenza 15.2.1943, 3 cartelle al portatore del prestito unificato fruttifero del Comune di Bologna (per £ 500 ciascuna) e il testamento olografo di Laura Lattes risalente al 6.2.1933. Questi beni furono trovati in una  cassetta di sicurezza  della Banca Popolare di Vicenza intestata a Laura e al marito Tiberio Tonolli, “ariano”. Il 24 luglio, però, il capo della provincia Edgardo Preti revocò la confisca del testamento e ne ordinò il deposito presso un notaio (ai sensi dell’art. 622 del codice civile).

 

LATTES ROBERTO

Roberto si vide sequestrare (con il decreto del 19 aprile 1944; n. 808 10.5.1944 Min.) un libretto di risparmio dell’Istituto di Credito Italiano di Vicenza (6 £) e un libretto di deposito della Banca Popolare di Vicenza (33,80 £).

 

LATTES OTTAVIO

Il nome di Ottavio compare soltanto nel fascicolo “Vicenza Corrispondenza generale”. Il primo decreto (n. 4776 del 24 aprile 1944) fu modificato dal nuovo capo della provincia, Preti, dato che il Ministero aveva chiesto dei chiarimenti sulla superficie dei terreni e sull’estimo. Così il 17 luglio si chiarì che veniva confiscato l’usufrutto che gravava sui beni di proprietà dell’Ospedale Civile di Vicenza a favore, appunto, di Ottavio, qui indicato come “Ottavia”. Si trattava di 14,71 ettari nel comune di Vicenza (reddito di 8.531 £), di 14,10 ettari nel comune di Monticello Conte Otto (reddito di 8314 £) e di altri beni sempre a Monticello.

 

LEVI BENCION*

L’internato che dai documenti risulta anche come Benzione era confinato a Malo prima della fuga. Il decreto del 12 aprile 1944 (n. 372 del 26.4.1944 Min.) consegnò nelle mani dell’EGELI 1 valigia che conteneva 1 giacca, 1 pigiama, 1 camicia, 1 asciugamano, 1 paio di mutande, 1 paio di guanti, 1 vestito, 2 paia di scarpe da uomo, spazzole ed oggetti personali vari. Era stato il podestà, Marchioro, a vistare la relazione  di Filippo Censori, segretario del Comune di Malo, e di Benedetto Rausa, comandante della stazione dei Carabinieri. Il 9 dicembre 1943, alle 10.30, si erano recati presso l’abitazione della signora Rosina Dalla Vecchia, vedova Crosara, in via Liston 6. Lì, infatti, viveva Levi durante l’internamento, mentre al momento della confisca si trovava presso l’ospedale psichiatrico di Vicenza. Censori, su incarico del podestà, e Rausa avevano così dato seguito al telegramma n. 3837 che il capo della provincia, Neos Dinale, inviò a tutti i comuni il 5 dicembre. Rosina Dalla Vecchia fu nominata consegnataria e responsabile della conservazione dei beni in attesa del passaggio all’EGELI.

 

MANGEL SAMUELE*

Anche Samuele era internato a Malo con la moglie Sabine. Entrambi furono arrestati e poi deportati ad Auschwitz dove morirono. Il decreto di confisca è del 26 aprile 1944 (n. 775 del 9.5.1944 Min.), ma pure in questo caso il segretario del comune, Filippo Censori, e il comandante dei Carabinieri di Malo, Benedetto Rausa, avevano provveduto, il 9 dicembre 1943 alle 16.00, ad entrate nell’abitazione dei Mangel in via Roma 43. La differenza con gli altri casi è che i Mangel, anziani e malati, non erano fuggiti e si trovavano ancora a Malo. Visto che erano ancora in casa, lo stesso Samuel fu nominato consegnatario e responsabile della conservazione dei beni. Censori e Rausa, dopo l’attento inventario dei beni, aggiunsero: “Il tutto in buone condizioni”. Passarono pochi giorni e, dopo aver preso i loro averi presero le loro vite: Samuele e Sabine furono arrestati e condotti al teatro Eretenio di Vicenza da dove, il 30 gennaio 1944, furono prelevati dalle SS.  

Il decreto di confisca dei beni di Samuel Mangel

 

MANDIL GIAMOCO (JACOB) e AZRIEL ELLEN (Ella)*

I pochi dati a disposizione fanno pensare a Ella Azriel internata a Sandrigo e a suo marito Giacomo che però non era nel vicentino. I documenti che si soffermano su di loro, tra il novembre del 1944 e il febbraio del 1945, riportano sempre nell’oggetto “beni nemici – Kolorit”, senza fornire ulteriori delucidazioni. Il 25 gennaio 1945 l’Intendenza di Finanza di Milano, scrivendo alla Ragioneria Generale dello Stato, informava che “l’ultimo svincolo a favore della Signora Azriel Elli in Mandil è stato effettuato nel mese di febbraio 1944. In seguito, per l’irreperibilità della beneficiaria, si è provveduto a riversare l’importo nel conto Istcambi, giusta ricevuta (…) del 18 febbraio 1944 di lire 1.998,50. Il provvedimento che ha autorizzato l’assegno alimentare mensile a favore della precitata suddita jugoslava non è in possesso di questa Intendenza, ma presumibilmente dell’Intendenza di Finanza di Vicenza”. Ci furono ulteriori indagini e scambi di comunicazioni soprattutto per capire come fu autorizzato l’assegno alimentare mensile e “di accertare come sia stato possibile, dopo il 28 luglio 1942, epoca in cui, secondo quanto ha riferito la Prefettura di Vicenza con nota 9820, del 20 ottobre 1944, i coniugi in oggetto sarebbero partiti da Sandrigo per l’America, versare agli interessati l’assegno mensile, la cui corresponsione risulterebbe sospesa soltanto nel mese di febbraio 1944 dopo che l’avv. Francheschini ha comunicato di non aver potuto consegnare ai medesimi il vaglia riguardante il mese stesso” (documento del febbraio 1945). In realtà, da altri archivi, risulta che Ella lasciò Sandrigo nel settembre 1943 e non certo nell’estate del 1942. Non ci sono, però, altri elementi per capire la vicenda

 

MAURER SALOMONE*

Salomone fu internato a Malo con la moglie Carolina e il figlio Fritz Hein. Come negli altri casi, quello stesso 9 dicembre, ma alle 15.30, Censori e Rausa che questa volta dovettero specificare che Salomone si era allontanato “arbitrariamente con la famiglia subito dopo l’8 settembre”. I beni si trovavano presso l’abitazione della signora Emilia Marchioro, ossia alla trattoria “Due Mori” in piazza Vecchia 9. Il decreto di confisca del 24 marzo 1944 (n. 150 del 7.4.1944 Min.) poté così riportare il sequestro di 3 bauli chiusi contenenti vestiti, biancheria ed altri oggetti personali, 1 valigia in fibra chiusa contenente indumenti personali, 1 cassetta aperta con utensili vari da cucina e 1 catino in ferro smaltato.

 

NEIGHER (Neiger) GIULIO e MERKEL FRANCESCA

Per ulteriori approfondimenti della storia di Giulio Neiger cliccare qui. Per quanto riguarda il decreto di confisca del 25 aprile 1944 (n. 781 del 10.5.1944 Min.), le autorità misero le mani su una “polizza di anticipazione in c/c in ditta Neigher Giulio fu Guglielmo e Merkel Francesca di Leone” e di titoli depositati per un valore di £ 10000.

 

MERZUICH*

Il cognome riportato è l’unico dato disponibile. Considerato che l’elenco dei beni fu stilato dal Comune di Camisano Vicentino, è probabile che il riferimento fosse a Hermine Fleisig coniugata con un Merznik che però non era internato con lei. D’altronde gli oggetti confiscati (decreto del 28 marzo 1944; n. 234 del 17.4.1944 Min.) fanno pensare ad una donna: 2 vestiti da donna di lana, 1 grembiale di seta a fiori, 1 soprabito di lana nero, 2 gonne di lana nere, 1 vestaglia “bleù” di cotone, 1 camicia da notte, 1 maglietta, 1 soprabito estivo nero, 1 gonna nera, 1 paio di pantofole di lana, 1 cinghia di cuoio, 1 paio di mutande, 2 ventriere elastiche e reggicalze, 1 sacchettino, 1 cuffia di gomma, 6 libri, oggetti vari, 2 vestaglie di tela, 1 sottoveste rosa di seta, 2 sottoveste di seta, 1 vestito estivo di esta rossa, 4 federe di lino, 2 magliette e mutande di tela, 2 “taglie vestito e grembiale”, 2 camicie da notte e camicetta azzurra,  2 “fular” di seta e cappello nero, 2 sacchettini di tela e un fiasco, 2 camicie da uomo – berretto fantasia, 8 piatti, 4 caffè e 4 grandi, 2 vasi di vetro e coprimobile con ricamo, 3 “ventriere reggipetto pettinatoio”, 3 “sottoveste, giubbetto, piumino”, 8 portavesti in legno, 2 libri tedeschi. Va ricordato che Hermine era internata con la madre, Chaja Mandel, e il padre, David Fleisig.

 

NAKMJAS (Nahmjas) ABRAMO fu Davide*

Fuggito a Roma dal comune di internamento di Lusiana, Abramo era l’unico ad avere un libretto postale. “Detto libretto trovasi depositato presso questo Ufficio mentre il proprietario, (…) è fuggito nel settembre”, come dichiarò il podestà di Lusiana il 14 dicembre 1943. Nello stesso comunicato affermò che “presso questo Comune non esistono beni mobili ed immobili appartenenti agli ebrei”, ad eccezione appunto del caso del libretto di Abramo di cui però non veniva riportato il valore. Fatto sta che il 29 marzo 1944, Neos Dinaele emanò il decreto (n. 235 del 17.4.1944 Min.) chiudendo la pratica.

 

NAMIAS EDVIGE

Non è chiaro a chi si riferisca il decreto di confisca del 21 aprile 1944 (n. 722 dell’8.5.1944 Min.) con cui Dinale confiscò un libretto di risparmio della Banca Popolare di Thiene su cui erano depositate 24.000 £.

 

OBLAT IVEHA GELSA* (Oblath Ivan Gelza)

Il 27 dicembre 1943 il direttore della Banca d’Italia, succursale di Vicenza, scrisse a Neos Dinale per comunicare gli esiti delle indagini esperite sulle “persone di razza ebraica”. La Banca Popolare Agricola di Lonigo aveva segnalato i risparmi di Giuseppe Korian presso l’agenzia di Noventa e di Oblat presso l’agenzia di Sossano. Si trattava di un deposito di £ 100. Il 23 marzo 1944 (decreto n. 139 del 5.4.1944 Min.), Dinale non mancò di incamerare quella somma. Nessun cenno al fatto che Ivan da tempo si trovava nel teatro Eretenio e fu poi consegnato alle SS.

 

DE BENEDETTI ALICE fu Mattia

Alice, figlia di Mattia e di Treves dei Bonfili Leonilde Alessandrina, nacque a Padova il 22.08.1868. Si sposò con Fausto Orefice con cui ebbe Max Moisè Leon, Gabriela Anna Leonilde Matilde, Adriana Margherita Olga Adele e Giorgio Mattia Girolamo. La famiglia si era spostata a Venezia.

La situazione patrimoniale relativa alla ditta De Benedetti (ricevuta in eredità dal fratello Gino) si presenta complessa, tra terreni, mobili, macchine ed attrezzi, presenza di inquilini, fittavoli, lavoratori, ma anche di bestiame. Non è possibile elencare in questa sede i beni confiscati. Basti dire che il decreto di Dinale è del 29 marzo 1944 (n. 230 del 17.4.1944 Min.) e riguarda beni posseduti nei territori dei comuni di Nanto, Castegnero, Mossano (Barbarano Vicentino) e Longare. Il 2 febbraio 1945 l’Intendenza di Finanza di Vicenza trasmise al Ministero delle Finanze “una copia del verbale di presa di possesso dei beni” e “una copia del rendiconto del primo sequestratario Sig. Salerno allo EGELI all’atto della consegna”. La presa di possesso fu effettuata dall’Istituto di Credito Fondiario delle Venezie, su delega dell’EGELI, tra il 13 luglio e il 4 agosto e poi dal 18 al 28 agosto 1944. Se ne occupò l’ingegner Stefano Arreghini aiutato dal ragioniere Domenico Giunta. In precedenza, però, Dinale aveva affidato al Dr. Pasquale Salerno, assistito da Francesco Pratesi.  Fu quindi da questi due che Arreghini si recò per fare il punto della situazione nell’estate del 1944. Tutto fu schedato e stimato per un totale tra parte immobiliare e mobiliare di oltre 63 milioni di lire.

OREFICE MAX

Max Moisè Leon Orefice, figlio di Alice De Benedetti e Fausto Orefice, era nato a Padova nel 1892. Nel decreto di confisca del 21 aprile 1944 (n. 725 dell’8.5.1944 Min.) Dinale lo indica come “Max Orefice da Nanto”. In realtà le cose sono più complesse. Lo si evince dall’inventario redatto subito dopo che il sequestratario, il dott. Pasquale Salerno, e i due testimoni, l’appuntato Salvatore Sidotti (in rappresentanza della Stazione dei Carabinieri di Barbarano) e un residente di Nanto, Antonio Arbete, il 10 gennaio 1944, alle 9, si erano presentati nella villa “già di proprietà De Benedetti”. Il segretario del Comune, Antonio Barbieri, anche in veste di commissario prefettizio di Nanto, compilò materialmente l’elenco dei beni. In totale si trattava di 24 casse, “precedentemente sequestrate allo ebreo Max Orefice (ora in America) e temporaneamente custodite in un locale della anzidetta Villa”. ll gruppo entrò nel locale dove erano state lasciate le casse, “da solo due o tre giorni”, e dove erano stati apposti i sigilli, cominciando la quantificazione dei beni, cassa per cassa. Tra i documenti non è presente una stima dei mobili e degli altri oggetti rinvenuti. Se, però, apriamo il fascicolo “Vicenza Corrispondenza generale” della busta 92, troviamo il verbale di presa di possesso dei beni, risalente al 31 ottobre e al 2 e 3 novembre 1944. Il dott. Pasquale Salerno era stato nominato sequestratario, mentre l’ingegner Stefano Arreghini, incaricato dall’Istituto di Credito Fondiario delle Venezie che era stato delegato dall’EGELI, si occupò della presa di possesso come in altri casi. Arreghini si recò a Bosco di Nanto “e precisamente nel locale al piano terra della casa colonica del mezzadro Pierasco posta nell’Azienda Agricola di pertinenza della Ditta di razza ebraica De Benedetti Alice”. Il 6 novembre, invece, andò a Vicenza presso la sede della Banca Nazionale del Lavoro e della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno. In presenza di Salerno, di Francesco Pratesi, agente agricolo dell’azienda, di Giuseppe Vaccarin e Luigi Magagnin, fittavoli dell’azienda, di Angelo Danieli, vicedirettore della sede di Vicenza della Cassa di Risparmio, e di Mario Busato, fattorino addetto ai forzieri della Cassa di Risparmio, Arreghini prese in consegna i beni. Nel lungo elenco di mobili ed oggetti compare anche la dicitura “in consegna all’Autorità Militare Germanica e riposti al I° piano nella stanza di tramontana a sinistra del domenicale di Alice de Benedetti”. Si trattava di 1 grande cassettone antico con specchio di ciliegio e con sovrastrutture ricurve ornamentali in parte metalliche, 1 armoir dello stesso stile senza borchie e con sette cassetti, 6 sedie di vimini con intelaiatura in ferro, 1 tavolino e 3 tendaggi pesanti di velluto verde per un valore complessivo di £ 33.400. La stima di tutti i beni arrivò a £ 1.780.360, compresa l’argenteria e i mobili destinati ai tedeschi.

OREFICE EDOARDO E CANTONI LINA

Il decreto n. 2022 del 17 maggio firmato da Edgardo Preti (n. 1708 del 6.6.1944 Min.) fu modificato il 29 gennaio 1945. Ai due coniugi furono sequestrati: un immobile sito in via Mura Palamaio 68 a Vicenza e intestato a Lina, un giardino di 28 ettari (con un reddito di 277,29 £), una casa di 23 vani su 3 piani (con un reddito di 3373,33 £) e i mobili contenuti in essa (assicurati per un valore di 200.000 £), una cassetta di sicurezza della Banca Commerciale di Vicenza contenente certificati di obbligazioni e azioni intestati a Edoardo, ma anche a Franco Silvano e Mario, al cavaliere Giuseppe Orefice, al maestro dr. Giacomo Orefice, a Gabriella (vedova Dal Monte), a Gilda (vedova Mencozzo, sorella di Max). Nella cassetta c’erano anche delle ricevute, alcune pubblicazioni del dr. Edoardo, copie di lettere o di certificati come la Croce al Merito di Guerra rilasciata ad Edoardo (in qualità di maggiore medico) nel 1922. Furono sequestrate anche una polizza assicurativa della casa e dei mobili presso le Generali di Venezia e la pensione mensile di 740,25 £ a carico dell’Ospedale civile di Vicenza. La rettifica del 29 gennaio 1945 riguardava i beni che non erano intestati a Edoardo e Lina e che furono oggetto di separati decreti.

OREFICE FRANCO SILVANO

Si tratta del decreto (n. 2022 del 29 gennaio 1945; n. 8219 del 19.2.1945 Min.) emanato in seguito allo scorporo dei beni di franco dal decreto di Edoardo: delle obbligazioni della Società Tranvie e delle azioni delle Ferrovie di Roma e della Banca Popolare di Vicenza.

OREFICE GIACOMO

Anche in questo caso il decreto è il n. 2022 del 29 gennaio 1945 (n. 8187 del 16.2.1945 Min.) e riguarda alcune azioni della Banca Popolare di Vicenza. 

OREFICE GILDA

Il 25 gennaio 1945 (decreto n. 8188 del 16.2.1945 Min.) Gilda perse alcune azioni della Società Arti Decorative Interne Marchetti e Comp. Tempo prima, il 21 aprile 1944, Dinale le aveva sequestrato la pensione mensile a carattere alimentare di £ 483,05 (decreto 728 dell’8.5.1944 Min.).

OREFICE GIORGIO

Al 14 ottobre 1944 risale il decreto n. 3845 (n. 6419 del 27.11.1944 Min.) con cui Edgardo Preti sottrasse a Giorgio una cavalla, chiamata “Passione”, mantello baio, altezza m. 1,5, di 7 anni con una valutazione commerciale di 40.000 £ e subito precettata dalle autorità tedesche; un puledro, figlio di “Passione”, di 3 mesi, valutato 10.000 £; uno stallone di razza croata, chiamato “Doberdo”, mantello grigio, altezza m. 1,05, di 5 anni, con una valutazione commerciale di 35.000 £. I beni furono consegnati inizialmente al signor Albano Michelazzo di Albettone.

 

ORVIETO GUIDO

Guido Fortunato Orvieto, nato a Pisa nel 1893, fu deportato con sua moglie, Angelina Caivano, con il convoglio del 30 gennaio 1944 diretto ad Auschwitz. Tempo dopo, per la precisione il 19 aprile 1944 (decreto n. 554 del 3.5.1944 Min.), Neos Dinale confiscò un libretto di risparmio dell’Istituto di Credito Italiano di Vicenza (contenente 130 £) e un conto corrente della Banca Commerciale di Vicenza (con 4793 £).

ORVIETO UMBERTO

I beni di Umberto passarono ufficialmente all’EGELI con il decreto di confisca n. 4279 del 3 maggio 1944 firmato da Neos Dinale (n. 1001 del 20.5.1944 Min.). Si trattava di un negozio di abbigliamento in corso Ettore Muti 82 (l’attuale corso Palladio). Nel decreto fu elencato anche tutto il contenuto del negozio. Il 17 luglio da San Pellegrino Terme (BG) dove aveva sede, l’EGELI si rivolse al Ministero delle Finanze scrivendo: “Data l’urgenza di provvedere alla presa in consegna ed allo svolgimento delle operazioni del caso, questo Ente ha nominato proprio delegato il Dr. Luigi Cavalloni segnalato dal locale Capo della Provincia. Si prega di approvare tale nomina”. Il 27 luglio il Ministero chiede un parere su Cavalloni all’Intendenza di Finanza di Vicenza che lai primi di agosto rispose con un telegramma affermando che “nulla si oppone nomina”. Dopo l’approvazione dell’incarico conferito a Cavalloni, bisogna attendere l’8 gennaio 1945 per avere ulteriori informazioni sulla pratica. Quel giorno l’EGELI scrisse al Ministero delle Finanze riportando una stima complessiva dei beni di £ 77.942. Poi aggiunse: “Il Delegato di questo Ente (…), rese a suo tempo noto che il proprietario dello stabile ove ha sede il negozio suddetto, non intendeva rinnovare con alcuno il contratto di affitto scaduto il 30/6/44, ma concedeva solamente la protrazione di mese in mese dell’affittanza del negozio medesimo. Il Dr. Cavalloni fece inoltre presente la poca importanza dell’Azienda Orvieto, la scarsità della merce, le difficoltà sia pure contingenti di rifornimento, onde per non compromettere l’avviamento commerciale dell’azienda, propose a questo Ente di indire presso un notaio locale una licitazione privata per la cessione in blocco dell’azienda medesima. Questo Ente ha autorizzato detta licitazione che è stata tenuta nello studio del suddetto nostro delegato alla presenza del notaio – Dr. Mario Boschetti – Vicenza, previa propaganda su di un giornale locale, “il Popolo Vicentino”, partendo da un prezzo base di £ 100.000. Entro il termine fissato, rispondendo alla inserzione fatta per tre giorni consecutivi sul giornale suddetto, si presentarono i seguenti signori: Belvedere Ottavio fu Giuseppe – Rizzato Rag. Guido fu Antonio – Bardin Eros fu Fausto – Tosetto Giuseppe di Gerolamo. Fra i suddetti concorrenti la vendita fu aggiudicata al solo offerente, Sig. Belvedere Ottavio, per il prezzo di £ 100.100″.  L’operazione fu approvata dal Ministro Giampietro Domenico Pellegrini il 19 febbraio 1945.

Un dettaglio del decreto di confisca dei beni di Umberto Orvieto

 

RIETTI ALICE

Imparentata con i Rietti e i Levi di Padova, Alice aveva sposato Ezio Jacchia da cui ebbe Ermes, nato a Lugo di Romagna il 14 ottobre 1899 (si veda “Odeo Olimpico” n. XXX, 2016-17). Il 1° febbraio 1944 la Banca Cattolica del Veneto segnalò sia il libretto di Attilio Graziani sia quello di Alice che presentava un saldo di £ 552,20. Si trattava di libretti al portatore e la Direzione della Banca precisò che “la loro appartenenza a persone di razza ebraica, soltanto presunta dall’intestazione, potrebbe non risultare fondata”. Nessun dubbio per Dinale che il 23 marzo (decreto n. 133 del 5.4.1944 Min.), confiscò il libretto di Alice.

 

RIMALOWER GIUSEPPE*

Anche nel caso di Giuseppe il Ministero delle Finanze ebbe da ridire sull’esiguità dei beni dichiarati con il decreto  del 24 aprile 1944 (n. 822 dell’11.5.1944 Min.). Era stato, infatti, sequestrato un libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza sui era depositata 1 £. L’indagine del nuovo capo della provincia, Edgardo Preti, portò all’analisi dei movimenti in entrata e in uscita. Scrisse Preti, rispondendo al Ministero il 16 novembre 1944: “Dall’esame di detto documento si rileva come l’intestatario sin dalla istituzione del libretto, avesse la consuetudine di prelevare quasi interamente l’importo a suo credito, lasciando il libretto con una modestissima somma, tanto da non estinguerlo. Ritiene, quindi, questa Prefettura che non vi siano responsabilità da accertare dato anche il modesto contenuto iniziale del libretto”.

Rimalower, internato ad Arsiero con la moglie Natalia Sternberg, il 2 aprile 1942 aveva depositato 200 £ ma sei giorni dopo ne aveva prelevate 110 e poi il 22 aprile altre 89, lasciando 1 £ sul libretto. Successivamente, il 29 maggio 1943, aveva versato 400 £ ma con i movimenti del 30 giugno (prelievo di 152 £) e del 5 luglio (prelievo di 248 £) il saldo tornò a 1 £. Al 31 dicembre 1943 risultavano anche 0,60 £ di interessi.

 

ROTHSTEIN GIUSEPPE e SARA*

Il 26 febbraio 1944 la Direzione generale della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno denunciò i beni che Giuseppe e Sara detenevano presso l’agenzia di Malo: un deposito nominativo con un capitale di £ 31,90. Due mesi dopo arrivò il decreto di confisca (n. 796 del 10.5.1944 Min.). 

 

SACERDOTTI ATTILIO (revocato)

Anche per Attilio Sacerdoti era stato tutto deciso (decreto di confisca del 22 marzo 1944; n. 120 del 5.4.1944 Min.), ma il 17 luglio il capo della provincia Edgardo Preti ufficializzò la revoca, “considerando che la rendita di detta polizza ha carattere alimentare”.

 

SALOM CESARE* (Salon)

“Allontanatosi arbitrariamente con la famiglia subito dopo l’8 settembre”, Cesare lasciò i suoi beni che Censori e Rausa, segretario e maresciallo dei Carabinieri del comune di Malo, inventariarono, il 9 dicembre 1943 alle 10,  nell’abitazione della signora Rosina Dalla Vecchia, vedova Crosara, in via Liston n. 6. La consegnataria dei beni dichiarò di essere creditrice di 5760 £ di cui 5000 £ prestate, 700 £ per il pagamento dell’affitto e 60 £ per spese sostenute. Cosa lasciarono Cesare e sua moglie Elisabetta? Due valigie grandi in fibra contenenti: 5 vestiti a giacca da donna, 6 vestiti da donna, 3 giacche da donna, 3 sottane, 2 paia di pantaloni da donna, 1 vestaglia da camera, 3 camicette, 1 mantello impermeabile, 1 vestito da ballo e relativa sottoveste, 3 costumi da bagno in tela, 1 ventriera, 1 borsetta in pelle, 6 cinture, 1 paio bretelle, 14 paia di scarpe da donna, 16 camicie da uomo, 1 giacca di tela da uomo, 3 cravatte. Il decreto di Neos Dinale risale al 12 aprile 1944 (n. 371 del 26.4.1944 Min.).

 

SASSON LEONE*

Sempre a Malo, il 10 dicembre 1943 alle 9.30, Censori e Rausa si occuparono dei beni di Leone, di sua moglie Stella e delle due figlie, Erna e Regina. I beni inventariati si trovavano nell’abitazione di Giusppe Bazzon fu Francesco, in via Loggia 20. Il decreto di confisca del 25 aprile 1944 (n. 776 del 9.5.1944 Min.) non fece che confermare il seguente elenco di beni: 2 brande di legno, 1 materasso di crino, 3 cuscini, 1 sedia, 1 cesta di vimini vuota, 1 valigia vecchia con 3 paia di scarpe da donna usate, 6 camicie da uomo usate, 3 paia di mutande da uomo, 1 maglia da uomo, 1 maglia da donna, 4 asciugamani, 1 piccolo tappeto, 1 fascia, calze varie da uomo e da donna, 10 vestiti da donna usati, 6 camicie da donna, 2 maglie di lana, 1 camicetta, 2 paltò da donna, 2 coperte.

 

SCARAMELLA MASSULAN (Messulam) CESARE

Sul conto corrente aperto presso la Banca Popolare di Vicenza erano depositati ancora £ 3553,10 che il decreto di confisca del 20 aprile 1944 (n. 735 del 9.5.1944 Min.)  mise a disposizione dell’EGELI.  Cesare era il fratello di Adelaide e zio di Anna e Rosetta, tutte e tre arrestate a Venezia, condotte a Fossoli e poi deportate ad Auschwitz.

 

SCHESTWITZ WALTER* (Schestowitz)

Era internato a Noventa Vicentina dove aveva aperto un libretto di risparmio presso la Banca Popolare di Vicenza. Al momento del decreto di confisca del 26 aprile 1944 (n. 797 del 10.5.1944 Min.) c’erano 11,70 £.

 

SCHOEPS ARON – HOLZER HERMANN – SIEDMANN (Seidmann) MICHAEL – FLEISIG DAVID – JASSEN (Jassem) JOSEF – SCHAPIRA PAOLO – ROCKACH IOSEF – LUFTIG LEOPOLDO – MOERSEL ROSA – NASCH KARL*

Questa pratica cumulativa portò al decreto di confisca n. 3837 del 12 maggio 1944 (n. 1729 del 6.6.1944 Min.). Si tratta di ebrei internati a Camisano Vicentino ai quali furono sottratti non meglio identificati effetti di uso quotidiano usati e stoviglie varie di valore imprecisato.

 

SCHAECHETR SIMCHA* (Schaechter Simka)

Simka era stato internato ad Enego con la moglie Anna Brandes, ma nel maggio 1943 si spostarono a Montecchio Maggiore. Fu proprio in quest’ultimo comune che avvenne l’inventario dei loro beni. Il documento, datato 22 dicembre 1943, fu firmato dal podestà che nominò consegnataria la signora Maria Edmari Zaupa. Il decreto di confisca n. 233 è del 28 marzo 1944. Ed ecco le proprietà destinate all’EGELI: 1 paio di zoccoli vecchi di legno, 1 vestaglia da camera, 1 giacca di pelliccia fuori uso, 1 casso di tela, 9 paia di calze da uomo di cotone usate, 5 paia di calze da donna di seta usate, alcuni stracci vecchi usati.

 

SINIGAGLIA GIACOMO

Il suo nome compare nel fascicolo “Vicenza Corrispondenza generale”. Il 2 marzo 1944 la Prefettura di Vicenza scrisse al Ministero delle Finanze: “Sono state denunciate a questa Prefettura alcune attività di pertinenza dell’ebreo Sinigaglia Giacomo e consistenti in una casa di abitazione e in una pensione mensile a carico della Cassa di Previdenza per gli impiegati degli Enti Locali. Per quanro riguarda dette attività risulta che con atto di donazione in data 28 ottobre 1943, n. 1815 rep. Notaio Dott. Cav. Lamberto Nikolassy di Barbarano, registrato a Barbarano il 1.11.1943 (…) il Sinigaglia ha ceduto tutti i suoi beni, immobili e mobili ai figli Francesco Fortunato di anni 15 ed Ernesta. Poichè i figli suddetti sono nati da matrimonio misto, si prega di voler far conoscere se, in considerazione che la data dell’atto di donazione è sospetta, si debba procedere ugualmente alla confisca dei beni. Nell’attesa la casa è stata sottoposta a sequestro e la pensione bloccata”. La Ragioneria Generale dello Stato inoltrò la lettera di Neos Dinale alla Direzione Generale per il Personale e gli Affari Generali. Il 25 aprile 1944 il Ministero delle Finanze si informò poi presso l’Intendenza di Vicenza (e per conoscenza presso la Prefettura di Vicenza) per capire se era applicabile la sanzione di cui all’art. 6, comma 3, del DL 4.1.1944 e propose alla Prefettura i “conseguenti provvedimenti”. Ricordiamo che il comma 3 era il seguente: “Su proposta dell’Intendente di Finanza, il Capo della provincia può dichiarare nulle, con apposito decreto, le donazioni avvenute ai sensi dell’art. 6 del decreto legge 9 febbraio 1939, n. 126, nonché gli atti di trasferimento di beni di pertinenza ebraica conclusi anteriormente al 1° dicembre 1943, qualora, da fondati elementi, le donazioni od i trasferimenti risultino fittizi e fatti al solo scopo di sottrarre i beni ai provvedimenti razziali”. Purtroppo i documenti non permettono di conoscere l’esito della storia.

 

SOMMER ANTONIO*

Quello stesso 22 dicembre, a Montecchio, fu effettuato l’inventario dei beni di Antonio Sommer, internato con la moglie Olga Buchbinder. In quell’occasione i beni furono affidati ad Agnese Ruaro, mentre il decreto di confisca è del 23 marzo 1944 (n. 132 del 5.4.1944 Min.) . Furono così incamerati 10 cappelli da donna, 5 paia di scarpe da donna usate, 1 paio di pantofole da camera per uomo usate, 1 lenzuolo da una piazza di cotone, 1 fascia elastica, 2 accappatoi da bagno, 1 vestaglia da camera, 1 camicia da uomo, 2 paia di calze da uomo usate di cotone, 1 sottoveste da donna, 4 cravatte, 3 vestiti da donna di seta usati, 3 camicette di seta, 1 vestito a giacca da donna usato, 2 federe per guanciali, 4 asciugatoi piccoli di tela dei quali uno di spugna, 1 camicia da notte per donna di cotone, 1 grembiule, 2 cuscini di piume, 5 portapanni, 1 borsa per spese di gomma, 3 piccoli tegami di alluminio, 1 scodella, 3 spazzole da scarpe, 1 pacchetto di cotone medicinale, 1 scendi letto, 4 valigie.

 

STEIN ERKEN* (Herschel Osias)

A seguito dell’elenco dei beni sottoscritto dal commissario prefettizio di Camisano Vicentino, Toniolo, il 24 marzo 1944 Neos Dinale firmò il decreto di confisca (n. 134 del 5.4.1944 Min.). Stein era stato internato con la moglie, Stefania Gottlieb, e le figlie, Klara e Hennj.

Decreto di confisca dei beni di Stein (Camisano Vicentino)

 

SUPINO FELICE fu Mosè

Il decreto di confisca  del 21 marzo 1944 n. 3837 (n. 113 del 5.4.1944) toccarono dei terreni ad Arcugnano, la casa in comproprietà con la moglie Elisa De Bendetti, tutti i mobili e le suppellettili presenti in casa e un conto corrente presso la Banca commerciale di Vicenza dove erano depositate 1754 £.

DE BENEDETTI ELISA fu Mattia in Supino

Il decreto di confisca è del 21 marzo 1944 (n. 121 del 5.4.1944 Min.) e riguarda delle proprietà nei comuni di Nanto, Castegnero e Arcugnano, quest’ultima in comproprietà con Felice Supino con il quale condivideva anche un fabbricato. Il verbale di presa di possesso dei beni in rappresentanza dell’EGELI è importante perché fornisce ulteriori dati. Si viene a sapere che il 10 maggio l’EGELI aveva delegato l’Istituto di Credito Fondiario delle Venezia (con sede centrale a Verona) ad assumere la consegna e la gestione dei beni stessi. L’Istituto incaricò l’ingegner Stefano Arreghini che si fece aiutare dal ragioniere Domenico Giunta. I due presero possesso dei beni nelle giornate del 26 e 27 agosto 1944. Arrivati a Nanto e ad Arcugnano si rivolsero all’avvocato Girolamo Tescari e a Milla Angelini, amministratore e rappresentante del sequestratario cessante, dr. Olo Nunzi. La relazione si sofferma sui terreni, sui fabbricati, sui mobili e così via. Al verbale segue una “relazione di stima” firmata sempre da Arreghini che arrivò a valutare l’insieme dei beni in £ 3.219.314,50.

Ricordiamo che Elisa De Benedetti, suo marito Felice Supino e i figli Anita Ottavia e Oscar Mosè (sposatosi con Bice Saravalle) appartenevano inizialmente alla comunità ebraica di Padova.

SUPINO OSCAR di Felice

Anche per Oscar, oltre al decreto di confisca del 31 marzo 1944 (n. 232 del 7.4.1944 Min.), è presente tra i documenti il verbale di possesso dei beni e anche in questo caso l’EGELI delegò l’Istituto di Credito Fondiario delle Venezia che inviò sul campo l’ingegner Arreghini e il ragioniere Giunta. Le operazioni avvennero nei giorni 16 e 27 agosto 1944, a Nanto, dove incontrarono il dott. Pasquale Salerno e l’avvocato Girolamo Tescari, rispettivamente sequestratario cessante e amministratore degli immobili. Come sempre alla presenza di testimoni, Arreghini e Giunta constatarono la presenza di un fabbricato rurale e di terreni seminativi e seminativi arborati per un totale di 16,59 ettari con un estimo di 13.910 £. La valutazione finale di Arreghini stimò in 3.030.147,58 £ il valore complessivo dei beni.

 

VOGHERA MARIO fu Marco

Il dott. Mario Voghera era domiciliato a Milano, ma aveva dei beni nel vicentino. Per la precisione il decreto di confisca n. 6331 del 23 maggio 1944 (n. 1707 del 6.6.1944 Min.) individuò alcuni terreni, afferenti al comune di Albettone, che erano stati suddivisi in tre parti: la prima apparteneva a Mario, la seconda alla moglie, Gemma Salom (iscritta alla comunità ebraica di Padova), e la terza al figlio, Roberto. In totale si trattava di 10 ettari con un reddito imponibile agrario di 2.030,51 £ (estimo di £ 5686,68). La famiglie subì ulteriori confische a Milano (vedi qui e qui). 

 

WOLMUTH VLADIMIRO*

Vladimiro fu internato a Caltrano con la moglie Elsa. Il decreto del 19 aprile 1944 firmato da Neos Dinale (n. 732 del 9.5.1944 Min.) sottrasse ai due coniugi 3 valigie contenenti 1 vestito da uomo, 1 cappello, 1 berretto, 1 pigiama, 2 camicie, 2 vestaglie da camera, 4 vestaglie di seta, 1 blousetta di lana, 2 grembiuli, 2 cravatte, 1 sciarpa, 8 colletti, 1 paio di scarpe da uomo, 2 paia di scarpe da donna, 1 paio di guanti in pelle, 1 borsetta da donna, 2 paia di mutande, 1 paio di calze, 1 ferro da stiro elettrico. Il consegnatario dei beni fu Alessio Brazzale.

 

ZWEIG OTTO*

Era stato internato con la famiglia a Breganze. La confisca  del 21 marzo 1944 (n. 137 del 5.4.1944 Min.) riguardò un libretto di risparmio della Banca Popolare di Vicenza su cui erano depositate 342 £.

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